A brief History of BAO – Andrea
- 12 Marzo 2019
- 0 Commenti
Terza puntata della rubrica del nostro blog dedicata al personale che rende unica BAO Publishing. Tra i primi dipendenti integrati nell’organico c’è Andrea Petronio, un professionista versatile che si è fatto le ossa assistendo i grafici, ha fondato da solo il dipartimento dei contenuti digitali di BAO, da un paio d’anni ha iniziato a seguire progetti italiani come editor e ora è uno dei due responsabili della linea di manga Aiken, di cui cura tutta la filiera.
A volte, in una redazione, i ruoli sfumano e in una stessa persona si esprimono più aspetti professionali. Andrea sa bene che il lavoro non è tutto divertente, ma è sempre importante.
Andrea, quando sei stato assunto? Come ti sei proposto, la prima volta che sei venuto da noi?
Ho cominciato a lavorare in BAO come stagista il 20 febbraio del 2012, mentre la data sulla mia busta paga indica il giorno in cui, finiti due stage di 3 mesi l’uno, mi avete fatto il contratto a tempo determinato di un anno, quindi il 17/9/2012. Di seguito, sono stato assunto a tempo indeterminato.
Mi sono proposto mandando una mail con il mio curriculum e una lettera di auto candidatura per il primo stage.
Quali erano le tue aspirazioni, in quel momento, e quali competenze sentivi di avere per lavorare in una Casa editrice di fumetti?
In realtà mi ero candidato come Addetto stampa, perché ero fresco fresco di laurea in Scienze della Comunicazione e mi era sembrata la posizione più naturale con cui propormi, insieme a quella di editor, dato il percorso di studi. A voi serviva una figura da affiancare a Lorenzo, il capo grafico, per snellirgli i lavori più semplici e di conseguenza mi conquistaste con l’idea di una figura ibrida tra grafico ed editor così da poter crescere in due aspetti molto importanti della nostra redazione.
Ci racconti il tuo percorso scolastico?
Dopo il diploma di Liceo Scientifico con indirizzo Informatico (di informatica ne feci poca, ma è un’altra storia) non avevo la testa per continuare subito gli studi con una facoltà a caso e decisi di frequentare i corsi serali della Scuola del Fumetto di Milano: costavano di meno e potevo pagarmeli con un semplice lavoro estivo. Mentre stavo per finire la scuola, non sentendomi ancora pronto per il grande salto per diventare autore di fumetti, decisi di iscrivermi al corso di Scienze Umanistiche per la Comunicazione dell’Università Statale di Milano così da avere un piano B in caso la carriera da fumettista non avesse ingranato. Ed eccomi qua.
Le tue mansioni sono multiformi e molto specifiche, in redazione. Ce le racconti?
È un po’ difficile da spiegare. Da stagista mi sono ritrovato a pulire tavole, impaginare libri, occuparmi del lettering, tradurre, fare riletture, abbozzai pure una cartella stampa.
Qualche mese dopo la mia assunzione, quella di settembre, Amazon vi ha proposto di sperimentare il loro programma di digitalizzazione per i fumetti e quella divenne un’altra delle mie mansioni, inizialmente. Dico inizialmente perché un po’ per volta divenne un reparto a sé stante del quale, ancora oggi, mi occupo completamente da solo (un caporeparto senza assistenti, per ora). Nel 2014 ci espandemmo verso gli store Apple, Google e Kobo, e dovetti quindi imparare a creare degli ePub. Per diversi anni ho improvvisato metodi di epubizzazione (perdonami il neologismo) per ottenere un file compatibile con quanti più device possibili, tutti metodi molto dispendiosi a livello di tempo ed energie. Solo di recente ho trovato un metodo che mi consente un buon compromesso tra qualità e velocità.
Il tuo lavoro con le edizioni digitali ha anche una componente promozionale e commerciale. Ce la spieghi nel dettaglio?
All’inizio mi occupavo solamente dell’aspetto tecnico della digitalizzazione, non mi occupavo direttamente della proposta dei titoli per le promozioni sugli store digitali. Dal 2016 ho cominciato a occuparmi anche di questo aspetto cercando di studiare gli andamenti dei download e provando a stare dietro alle nostre uscite per proporre sempre titoli che possano interessare sia i nostri lettori abituali sia quelli occasionali.
Senti di essere cambiato, man mano che cambiava anche BAO?
Sono entrato in BAO con una posizione ibrida e all’inizio era interessante crescere sul versante della grafica ma ancora di più fare editing. Per portare avanti al meglio il mio reparto mi sono dovuto reinventare da zero e sottrarre tempo a lavori a me più congeniali. La digitalizzazione ha fagocitato un po’ tutto: i lavori di grafica che svolgevo sono stati affidati a veri grafici, l’editing invece è stato affidato a chi arrivato dopo di me. Il mio lavoro richiede una buona dose di pazienza e l’essere pronti ad un lavoro molto, molto ripetitivo, un po’ monotono. Direi che la cosa che è cambiata di più è l’entusiasmo che si è trasformato in resilienza. Di recente, con la collana manga AIKEN e con la possibilità di seguire alcuni libri che usciranno nel 2020, qualcosa sta cambiando, di nuovo.
Quali competenze senti di avere sviluppato, nel tempo? Ci sono abilità che non avresti mai
sospettato di avere?
Ho imparato a leggere, anche se da autodidatta, il linguaggio HTML e i fogli di stile CSS, cosa che è servita quando dovevamo interfacciarci con chi ci ha progettato il sito nuovo. Mi sono stupito di aver saputo mantenere la calma per diversi anni con i fan di Zerocalcare durante le code!
Dimmi tre cose che adori fare, nel tuo lavoro, e una che proprio non ti piace.
Mi piace trovare gli errori che scappano sulle edizioni ormai stampate. Infatti quando arrivano i libri in ufficio mi vietano di sfogliarli. Mi piace quel poco che ho fatto finora di editing. Non mi piace… la monotonia della digitalizzazione.
Quali sono le tue prossime sfide, le cose che vuoi affrontare e in cui magari ti vuoi migliorare?
La mia prossima sfida è il libro di LuFio, il primo vero lavoro di editing su un libro di un autore dopo sette anni che sono in redazione. È un ragazzo molto bravo e con tanta voglia di fare, è piacevole lavorarci.
Tornando al fatidico giorno del primo colloquio, ti saresti immaginato allora che saresti arrivato fin qui? Vuoi dare un consiglio al te del passato?
Il giorno del colloquio sudavo, però ero convinto che alla fine del primo stage non mi avreste riconfermato di certo, anche se avessi lavorato bene. Sarà che con la testa ero pronto a partire per farmi un anno sabbatico in Australia. Un consiglio al me del passato? Resisti, perché grazie a questo lavoro e con mille peripezie e sbagli, troverai la donna della tua vita.
Ah, sì, gli direi anche: “Sarai curatore di una collana manga!”
E ti va di darne uno a chi vuole fare un mestiere simile al tuo?
Siate simpatici, che solo le competenze o i meriti non bastano.