A brief History of BAO – Daniela
- 19 Giugno 2019
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Una cosa che è evidente a chiunque abbia osservato con una certa attenzione il modus operandi di BAO è l’importanza che attribuiamo alla comunicazione. Trasmettere le qualità del nostro lavoro è un’attività tanto commerciale quanto promozionale, e al centro di tutto lo sforzo comunicativo dell’azienda c’è l’Ufficio stampa. Ho fatto una chiacchierata con Daniela Mazza, che in BAO ne è la responsabile. Il suo è un lavoro interessantissimo, molto difficile, e sulle cui implicazioni ci si sofferma di rado.
Daniela, quando sei stata assunta? Come ti sei proposta, la prima volta che sei venuta da noi?
Lavoro in BAO dal 2014. Noi ci siamo conosciuti, almeno di vista, qualche anno prima. Per un periodo ho scritto appassionatamente di fumetti su blog e testate web, la mia predilezione erano le interviste agli autori e ho conosciuto tantissimi operatori del settore. Inoltre venivo da alcune brevi esperienze precedenti, sempre nel fumetto.
Quando ci siamo visti in redazione a Milano per la prima volta, nel 2013, mi ero trasferita da poco in città e abbiamo fatto un po’ di chiacchiere su quello che stavo facendo in quel periodo e quello che mi interessava. Dopo qualche tempo, incontrandoci fra una presentazione e l’altra, mi avete chiesto se mi andava di provare a collaborare con voi, e la risposta non poteva che essere un sì!
Quali erano le tue aspirazioni, in quel momento, e quali competenze sentivi di avere per lavorare in una Casa editrice di fumetti?
Mi sono trasferita a Milano con l’obiettivo preciso di continuare a lavorare nell’editoria, e in particolare nei fumetti. Lasciare Roma, la città in cui avevo vissuto fin dai tempi dell’Università, non è stato facile per me, ma avevo un’immagine molto chiara del mio futuro ed era qui e in nessun altro posto. Oltre all’idea del consolidamento di una posizione professionale, quello che mi interessava moltissimo era vivere da vicino un gran dibattito di quegli anni (e non solo… un dibattito per la verità mai concluso) quello sulla “dignità” artistica e letteraria del Fumetto, un linguaggio che ha chiaramente dimostrato una fantastica capacità di raccontare il reale ma anche l’immaginario del nostro Paese. E poi mi interessava tantissimo anche la nuova dimensione “pop” del fumetto, che in questi anni ha assunto delle connotazioni inedite in precedenza; pensiamo ad esempio al rapporto con altri linguaggi come il cinema, le serie TV o il teatro.
Per quanto riguarda le competenze, portavo nella mia cassetta degli attrezzi tutte cose imparate direttamente sul campo in varie esperienze precedenti. Sicuramente le più salienti erano gli ultimi due anni trascorsi nella casa editrice di fumetti Tunué e la bella collaborazione per lo spettacolo teatrale della regista Eleonora Pippo “Cinque allegri ragazzi morti – Il musical Lo Fi”, tratto dal fumetto di Davide Toffolo. Ma anche tutto il tempo speso a leggere e scrivere di Fumetto, incontrare persone, tutti gli altri lavori che ho fatto, in altri settori di competenza, spesso precari instabili e complicati, mi hanno dato una mano a mettere insieme un mio “saper fare”, soprattutto nell’autonomia della gestione del lavoro.
Ci racconti il tuo percorso formativo?
Mi sono laureata all’Università La Sapienza di Roma in Scienze della Comunicazione, indirizzo comunicazione di massa, con una tesi in sociologia dell’arte, una tesi femminista, si direbbe. Dopo la laurea ho anche frequentato un corso di Studi di genere presso la facoltà di Filosofia dell’Università di Roma Tre, specializzandomi su stereotipi di genere e giornalismo.
Durante gli studi universitari mi interessavano moltissimo quelli che erano definiti i new media, tutto ciò che riguardasse la Rete e il digitale insomma, e per i primi tempi infatti ho lavorato in quel settore.
I primi soldi che ho guadagnato però, li ho investiti subito in un sogno che avevo messo da parte: mi sono iscritta ad un corso serale in una scuola di Fumetto. All’inizio pensavo di fare un percorso autoriale, ma poi le cose si sono evolute in una direzione che non avevo previsto.
Che forma ha la giornata-tipo di un Ufficio stampa?
Come tutti i lavori che sono fatti di interazioni interpersonali, ci sono innumerevoli variabili nella mia giornata-tipo. In ogni caso, le mie azioni riguardano sempre tre linee temporali: il presente (monitoraggio delle attività in corso), il passato (rassegna stampa) e il futuro (la programmazione), sui vari media e social, per gli eventi che ci coinvolgono: fiere, festival o booktour.
Il mio sguardo si estende al massimo sui sei mesi nel futuro. Ciò significa che oggi sto lavorando a cose che accadranno domani ma anche a delle cose che accadranno a dicembre, ad esempio. Mi occupo della programmazione delle azioni che poi svolgiamo operativamente sia io che Chiara, l’assistente ufficio stampa che lavora con me.
Le mie interazioni si svolgono all’interno della redazione con l’editore, con l’assistente ufficio stampa e il resto dei colleghi, con gli autori, e poi all’esterno, parlando ogni giorno con giornalisti, conduttori, media partner, blogger, influencer, librai, organizzatori di eventi e quant’altro.
Faccio molta ricerca sul web su quello che succede nell’attualità, scrivo e ricevo tantissime e-mail, parlo al telefono e incontro persone.
La tua abilità personale nello svolgere il tuo lavoro è sinergica alla qualità dei libri di cui devi parlare e far parlare? Quanto è importante profondere entusiasmo nella comunicazione, dal tuo punto di vista?
Nella mia visione l’ufficio stampa serve a costruire un ponte di relazioni che porta il contenuto del libro alle persone a cui potrebbe interessare, attraverso delle persone che sanno catalizzare l’interesse. Ogni contenuto ha una potenziale nicchia interessata a quello specifico argomento. Questa è l’abilità personale: avere un certo tipo di propensione a connettere le persone e i contenuti, e impiegare una dose di creatività nel farlo. Ovviamente più il contenuto è valido, più la forma è attraente e più si ampliano i bacini d’interesse e quindi le reti di persone coinvolte. Più si amplia il campo su cui ci muoviamo, più si moltiplicano i problemi, e bisogna essere capaci di gestirli. L’entusiasmo funziona molto bene quando è genuino, è una cosa che arriva dritta alle persone con cui parliamo ed è un plus incredibile secondo me.
Il tuo lavoro è cambiato, tra quando sei arrivata in BAO e ora? In che modo?
Ci sono state varie evoluzioni della mia posizione professionale. All’inizio ho affiancato, in qualità di assistente ufficio stampa, Caterina, che ha curato l’ufficio stampa BAO fin dalla fondazione della casa editrice, nel 2009. Nel corso del tempo ho avuto una posizione sempre più autonoma. Sono infine diventata responsabile ufficio stampa e da qualche tempo c’è una risorsa che lavora con me, Chiara Calderone, come assistente.
Sicuramente è cresciuto il tipo di responsabilità che gestisco, con una risorsa aggiuntiva al mio fianco, e si è ampliato il tipo di lavoro che svolgo. Di certo è cambiata anche l’organizzazione del mio tempo e il tipo di risultati raggiunti. Ho imparato qualcosa su cosa significa delegare del lavoro in un’attività complessa come quella delle PR, e sto ancora imparando in questo senso.
C’è una cosa che però rimane la stessa, anche se ormai il nostro dipartimento non è costituito da una sola persona ma da un gruppo: è la voce di BAO, quella che aveva impostato Caterina nei comunicati stampa, con la sua comunicazione diretta, informale, giovane e gioiosa, ben coordinata alla voce dei social BAO. Mi è sempre piaciuta e sia io che Chiara ci impegniamo a rimanerle più fedeli possibili.
Qual è il superpotere che ormai sai di avere, ma che non sospettavi fosse parte di te, quando hai cominciato?
Ho un buon senso dell’orientamento. Non mi perdo.
Dimmi le tue parti preferite del tuo lavoro e quelle che proprio non sopporti.
Mi piacciono i piani ben congegnati. Ci sono state delle volte in cui dei libri sono stati accolti esattamente nei modi che avevo desiderato per loro, e quando succede sembra una cosa veramente magica. Poi mi piacciono i viaggi e mi piace incontrare spesso persone che vengono da altre parti del mondo. La comunità internazionale del fumetto non è così sconfinata ed è bellissimo avere la possibilità di chiacchierare e scambiare idee con persone fantastiche da tutto il mondo (autori, traduttori, agenti, editori, uffici stampa etc…) E poi mi piacciono i fumetti, l’ho detto?
C’è una sola cosa che proprio non sopporto invece e riguarda un equivoco sul mio mestiere. Mi capita molto spesso di dire di “no”. Ora quei “no”, sono il frutto di considerazioni che non riguardano la mia persona, cioè non è Daniela che decide di rispondere di sì o di no a qualcosa, ma è una serie di considerazioni che riguardano la situazione del momento, le variabili di tempo e luogo, impegni precedenti già in agenda, desideri degli autori, desideri dell’editore, e tante altre condizioni particolati che non dipendono spesso dalla volontà di nessuno dei soggetti coinvolti.
Quali sono le tue prossime sfide, a livello professionale?
Professionalmente c’è una qualità che ammiro molto negli altri, ed è la lungimiranza. Credo che sia qualcosa che vada allenato e che dipenda dall’esperienza. Diciamo che al momento ho individuato dei temi che sono diventati interessanti per me, ma non so ancora come si tradurranno in sfide professionali. Come prima cosa, mi piace collaborare con l’ufficio diritti per presentare i nostri libri che vengono venduti all’estero con una buona rassegna stampa. Poi, mi piace collaborare con i partner che sviluppano i contenuti dei fumetti che produciamo in altri linguaggi (teatro, cinema, TV, e chissà se arriveranno i videogiochi). Ultima cosa, che però riguarda più la mia persona, sarebbe divertente capire se in futuro potrei essere in grado di lavorare non solo con un’assistente ma di gestire un gruppo di persone che si occupano di ufficio stampa.
Quando sei arrivata in BAO l’azienda era molto diversa, molto più piccola. Sei ancora contenta della scommessa che hai fatto, venendo a lavorare con noi?
Da quando sono arrivata in BAO, la stanza arancione, quella che abito, ha vissuto diverse stagioni (e qui un saluto con affetto al collega della stanza rossa). Ho cambiato la mia postazione, i minipony e gli unicorni hanno conquistato ogni angolo possibile (vi ringrazio del benestare per questa invasione), e ho già accumulato due bellissimi biglietti da visita diversi, nel percorso! Certamente la scommessa era quella giusta. Certe volte mi fermo a pensare alle persone con cui ho avuto l’occasione di lavorare e sono capitate cose che non avrei neanche immaginato.
Vuoi dare un consiglio a chi vorrebbe intraprendere una carriera simile alla tua?
Difficile consigliare, ognuno di noi ha un percorso differente e se qualcosa ha funzionato per me non è detto che funzioni per altri. Direi che sulla stessa base di partenza di studi (necessari) ed esperienza professionale (sul campo) la cosa che può fare la differenza è quanto le persone osservano e conoscono l’ambiente in cui vogliono lavorare. Come sono fatte le aziende, cosa vogliono, come si muovono. E cercare di scegliere con consapevolezza dove e come proporsi.
Un commento su “A brief History of BAO – Daniela”
” l’ufficio stampa serve a costruire un ponte di relazioni che porta il contenuto del libro alle persone a cui potrebbe interessare, attraverso delle persone che sanno catalizzare l’interesse”. Definizione perfetta! 🙂