A brief History of BAO – Simone
- 14 Agosto 2019
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Quattro anni fa, dovendo assumere un nuovo Direttore Commerciale, abbiamo avuto la fortuna di imbatterci in Simone: una persona giovane, curiosa, un avido lettore, interessato a tutto ciò che è cultura, e con un entusiasmo contagioso. Ci piaceva umanamente, e proprio questo ha fatto sì che si sia integrato perfettamente nella già nutrita squadra BAO. Con il tempo, la sua sensibilità personale lo ha portato a promuovere i nostri fumetti in modo sempre più efficace. Ma cosa fa, in una Casa editrice, “il commerciale”, quella figura mitica di cui tutti parlano, ma pochi capiscono l’importanza? Lo ho chiesto direttamente all’interessato.
Simone, quando sei stato assunto? Come ti sei proposto, la prima volta che sei venuto da noi?
Sono stato assunto il 16 giugno 2015. Diciamo che mi avete cercato e mi sono proposto allo stesso tempo. Voi eravate a caccia di un direttore commerciale, io avevo abbandonato da pochissimi mesi il mondo dell’editoria. Mi occupavo dell’ufficio commerciale di una società di web marketing, ma non avevo modificato il mio profilo LinkedIn. Caterina, che avevo conosciuto quando lavoravamo insieme in libreria, mi ha contattato proprio tramite LinkedIn perché la mia mansione sul profilo era ancora quella precedente. Fortuna che non l’avevo modificata!
Quali erano le tue aspirazioni, in quel momento, e quali competenze sentivi di avere per lavorare in una Casa editrice di fumetti?
Ero in un periodo un po’ complicato. Avevo da poco abbandonato il sogno dell’editoria a causa di esperienze più o meno fortunate ed ero alla ricerca di stabilità. Per questo motivo avevo ripiegato (a malincuore) su un settore che non era proprio il mio. Per quanto riguarda le competenze, scaturivano ormai da un decennio di lavoro nel settore editoria nelle sue diverse sfaccettature. Ho lavorato tanti anni come libraio, per poi passare a occuparmi degli uffici commerciali di piccole Case editrici. Tutto questo mi ha dato una visione piuttosto ad ampio spettro dell’intera filiera.
Ci racconti il tuo percorso scolastico?
Ho frequentato il Liceo Classico a Milano, dopodiché mi sono iscritto alla facoltà di Giurisprudenza, sempre a Milano, senza terminarla e lasciandola (con grande disappunto di mammà) a pochi esami dalla fine.
Che cosa fa, nella filiera di un libro, il responsabile commerciale della Casa editrice?
Domanda difficile che richiede una risposta temo noiosa!
Il responsabile commerciale è colui che si occupa di mantenere i rapporti della Casa editrice con chiunque poi si troverà a promuoverne e venderne e i libri.
Nello specifico, come primo compito ci sono la gestione e il coordinamento della rete promozionale. (Piccola nota a margine per i non addetti ai lavori: la rete promozionale è quell’entità che si occupa di promuovere i libri di un editore con una squadra di agenti sparsa su tutto il territorio nazionale che parla direttamente con le librerie). Innanzitutto si deve curare il rapporto con i nostri agenti, che devono essere puntualmente informati su quello che succederà: novità in uscita, disponibilità dei titoli, ristampe, ecc., in maniera che possano trasmettere le informazioni alle librerie. Di primaria importanza, poi, è assicurarsi che i titoli vengano prenotati nelle migliori condizioni possibili per garantirne la maggiore visibilità (al momento dell’uscita per le novità, nel medio lungo termine per il catalogo vivo).
Altrettanto fondamentale è il coordinamento con la produzione e l’ufficio stampa per pianificare al meglio il calendario delle uscite. Capire il momento migliore per il lancio di un libro è imprescindibile per tutte le fasi della filiera (produzione/distribuzione/comunicazione). Per questo gestisco anche tutte le scadenze con i tipografi affinché i libri arrivino nei magazzini in tempo per essere distribuiti.
Subito dopo c’è la parte distributiva, un’altra area immensa del lavoro del commerciale e che consiste nell’assicurarsi che tutto arrivi dove deve arrivare secondo le tempistiche previste. Ciò implica la gestione e la cura dei rapporti con i distributori, le entità che portano fisicamente i libri a destinazione.
Ultimi ma non per importanza: il controllo dei magazzini e l’organizzazione logistica degli eventi fieristici.
Ci sono difficoltà specifiche, dovendo “vendere” libri a fumetti invece che in prosa?
Assolutamente sì. Prima di BAO le mie esperienze erano legate ad editori di Varia, che si occupavano di romanzi e saggistica. Ma sapevo bene, essendo stato libraio io stesso (quindi peccatore originale) la riluttanza da parte dei librai nell’acquistare opere a fumetti. Sia chiaro, non è colpa loro. Temo invece che si tratti di una questione culturale, nello specifico italiana. In altri paesi la storia del fumetto in editoria è molto diversa. Penso ad esempio alla Francia, dove le opere a fumetti ottengono numeri che farebbero sbiancare qualsiasi operatore italiano anche di Varia. Questo sicuramente dipende dal fatto che in Francia ci sono molti più lettori, ma non solo: si tratta di un Paese la cui cultura del Fumetto ha alle spalle decenni di storia molto differente dalla nostra. In Italia il Fumetto, che per mezzo secolo è comparso esclusivamente in Edicola e nelle Fumetterie, ha invece una storia molto giovane nelle librerie generaliste. Ne consegue che c’è ancora moltissimo da imparare, sia da parte degli editori che da parte degli operatori. Al contrario di quanto si possa immaginare, il settore del fumetto è un mondo gigantesco e sfaccettato e serve tempo perché lo si possa conoscere e riesca a farsi conoscere. Mi permetto un esempio: quando si parla di narrativa si parla in automatico di sottogeneri: la narrativa rosa, il fantasy, il giallo, la antascienza, la storica. È difficile trovare qualcuno che sia specializzato in tutti questi ambiti. Per il Fumetto è lo stesso e il più delle volte si cade nella trappola di pensarlo come un sotto-settore. Il Fumetto, invece, è un vero e proprio genere che, esattamente come la narrativa, ha al suo interno tanti sotto-settori. Insomma, si tratta solo di una formula di comunicazione diversa, che in Italia fa più fatica ad imporsi, forse anche per snobismo non giustificato e lo dico da persona che lo ha provato. Quindi per concludere: sì, è più difficile, ma le cose stanno cambiando…
Senti di essere cambiato, man mano che cambiava anche BAO, negli ultimi anni?
Innanzitutto sono invecchiato e il corpo ci tiene a farmelo notare ogni giorno. Di contro, penso di essere diventato più lungimirante. Quando impari a conoscere dinamiche e procedure di un lavoro, impari anche ad anticiparne (per quanto possibile) problemi e intoppi e portarti in vantaggio.
Quali competenze senti di avere sviluppato, nel tempo? Ci sono abilità che non avresti mai sospettato di avere? E qualcuna che magari non pensavi ti sarebbe servita e che invece si è poi rivelata molto importante?
Non pensavo di essere così multitasking (che è una parola che detesto, ma tant’è). BAO ha spinto al limite le mie capacità di organizzazione e previsione in una maniera che non avrei mai pensato di poter raggiungere e anche la capacità di mantenere sangue freddo in situazioni concitate o di crisi. Caratteristiche invece che si sono rivelate importanti, ma che sottovalutavo, sono quelle più “umane”, che però nella gestione dei rapporti commerciali (che sembra un lavoro da azzeccagarbugli con la calcolatrice in mano) sono cruciali. Capacità di adattamento, empatia e pazienza in primis… poi la calcolatrice in mano comunque c’è sempre, eh…
Dimmi tre cose che adori fare, nel tuo lavoro, e una che proprio non ti piace.
Adoro:
- Vedere le pile esposte in libreria di un titolo per cui abbiamo investito tanto in termini di promozione e distribuzione. È la cosa più bella.
- Quando, realizzato il punto 1, avviene una congiuntura astrale per cui, grazie anche alla sinergia con l’ufficio comunicazione, i titoli entrano in classifica.
- Quando organizziamo eventi particolari. Per esempio quando mi occupo della parte logistica legata alle fiere. Arrivare a Lucca con lo stand in piedi, le luci che funzionano, il POS collegato, il magazzino pieno di libri pronti da vendere ti fa affrontare poi quei giorni di terrore con una certa soddisfazione.
Una cosa che proprio non mi piace, invece, è il non poter governare inconvenienti che non dipendono direttamente da me. Il che può valere per qualsiasi lavoro, ovviamente. Nel mio caso riguarda i corrieri che mancano una consegna e che magari mettono a rischio una presentazione. In quel momento, quando i libri vagano senza che sia possibile sapere dove sono né se e quando arriveranno, mi sento disarmato. E se mi sento disarmato mi sento impotente. E se mi sento impotente non sono contento.
Quali sono le tue prossime sfide, le cose che vuoi affrontare e in cui magari ti vuoi migliorare, o migliorare il lavoro del tuo dipartimento?
Al momento il dipartimento commerciale di BAO è composto da me e da Teresa, che si è aggiunta un paio di anni fa per darmi una mano soprattutto nella gestione del canale delle Fumetterie. La sfida “prosaica” è quella di rendere sempre più fluida la reperibilità dei nostri titoli. La sfida “filosofica” è quella di abbattere quel muro di riluttanza che ancora esiste nei confronti del fumetto come medium nel mondo dell’editoria. In questo BAO Publishing ha svolto una vera e propria attività pionieristica. Le crepe nel muro si vedono, ora si tratta di allargarle sempre di più per far sì che il muro venga giù.
Tornando al fatidico giorno del primo colloquio, ti saresti immaginato allora che saresti arrivato fin qui? Vuoi dare un consiglio al te del passato?
Non so se lo immaginavo. Avevo un’idea vaga di quello che sarebbe stato. So solo che avevo una gran voglia di fare e imparare, dal momento che del mondo del Fumetto conoscevo poco o nulla. Aver imparato così tanto è la mia più grande soddisfazione. Come consiglio…direi al mio io del passato di essere più sicuro di sé e di non farsi annichilire dalla sindrome dell’impostore.
E ti va di darne uno a chi vuole fare un mestiere simile al tuo?
La formazione è fondamentale. Che sia didattica o meno. Come dicevo prima poi, non sottovalutare le competenze che ho definito “umane”. Il sapersi relazionare con le persone è davvero la cosa più importante di tutte, per un buon commerciale. Avere buona memoria aiuta, e anche le camicie di lino (ma questa è una mia fissazione). Ah, studiare Excel, fedele compagno di vita.
Per concludere, ci racconti la tua prima Lucca? ERI PRONTO?
NESSUNO è pronto alla sua prima Lucca.