Costruire i libri – The medium is the message*
- 22 Aprile 2016
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Costruire un libro non vuole dire solamente assemblare le idee e le parole. Vuol dire dare forma tangibile alle emozioni che contiene.
I libri a fumetti richiedono una consapevolezza maggiore dei materiali e del loro utilizzo rispetto ai testi in prosa. Questo perché è indifferente – ai fini dei concetti – con quale senso si legga un romanzo: su carta o su schermo lo si legge con la vista, negli audiolibri lo si legge con l’udito, in Braille lo si legge con il tatto. Quando la combinazione di parole e immagini è indissolubile per poter fruire di una storia, il coinvolgimento dei sensi dev’essere guidato dalla sapienza tecnica di chi progetta e di chi costruisce. Per questo lavoriamo a così stretto contatto con i tipografi e perfino con le cartiere. La vista ha bisogno di essere appagata dalla giusta brillantezza dei colori, quindi si sceglie la carta in base all’assorbenza (degli inchiostri) e all’assorbanza (della luce). Gli inchiostri possono essere vegetali oppure ossidativi, e il modo in cui si rapprendono sulla carta è differente, va preso in considerazione.
Lo spessore della carta può essere influenzato meramente dal suo peso in grammi al metro quadro, o essere inferiore a ciò che il tatto percepisce se la carta ha una “mano” (espressa in centimetri cubi su grammi) superiore a 1. Per esempio: perché usiamo carte spessorate per le nostre edizioni di Dylan Dog? Per restituire la sensazione tipica di un albo Bonelli: qualcosa che pesa tra le mani meno di quanto l’occhio aveva immaginato.
La finitura delle copertine (plastificate o con vernice di macchina? Carte speciali, come l’Imitlin? Riserva UV lucida su superficie opaca? Inchiostri fluorescenti in aggiunta alla quadricromia?), la scelta se cartonare o brossurare un’edizione, per tacere del formato fisico (sempre influenzato dallo spessore previsto per il corpo libro) sono fattori che influenzano in ultima analisi il successo di un libro. Qui ci studiamo quasi due anni per ciascun libro che creiamo da zero, e anche quando importiamo un libro dall’estero ne studiamo la natura attentamente.
Perché una persona saggia mi ha detto una volta che la carta bianca vale quel che costa, mentre la carta stampata non vale più niente. E da quel giorno ho deciso che qui in BAO gli avremmo dimostrato di poter aumentare il valore della carta, imbrattandola, o che per lo meno la avremmo imbrattata con stile. E quando un libro restituisce le giuste sensazioni nelle mani di un potenziale lettore (e acquirente), quel libro funziona, ha una chance di diventare un successo. Le belle storie se lo meritano.
*Mille scuse a Marshall McLuhan per avergli rubato il titolo.