Dieci anni, dieci libri – 2016
- 4 Settembre 2019
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Quest’anno, per festeggiare dieci anni di attività, BAO Publishing realizzerà una spilla al mese a ricordo di un titolo fondamentale per il proprio catalogo. La settima, dedicata al 2016, è di Kobane Calling, di Zerocalcare. Ne esistono cinquecento pezzi, e viene spedita in omaggio – fino a esaurimento – con ogni ordine allo Shop Online BAO, fino al 30 settembre.
Mi ricordo benissimo la prima volta che ne parlò. Era durante Lucca Comics & Games 2014, una sera, alla fine della cena. Zerocalcare si passò il tovagliolo sulla bocca e, senza alzare lo sguardo, disse: “Tra un po’ vado in Turchia, Siria e Iraq a vedere come se la passano i curdi.” Magari lo disse in modo più timido ed esplicativo, ma l’effetto fu quello di uno che ti informa che andrà in una zona di guerra con la nonchalance di chi dice oziosamente che andrà a comprare il pane al forno all’angolo. Caterina e io ci guardammo negli occhi, cercando di suggerirci a vicenda modi per fargli cambiare idea. Non ci saremmo riusciti nemmeno se ci avessimo provato.
Quando, nel 2015, il suo primo reportage dal Rojava uscì su Internazionale, vuole la leggenda che non fossero rimaste copie da rendere, alla fine della settimana di vita di quel numero della rivista: era stata venduta l’intera tiratura, qualcosa di veramente inusuale, per un periodico da edicola. Dovettero ristampare lo stesso numero, qualche giorno dopo.
Il 2015 fu anche l’anno del viaggio più lungo in quelle terre martoriate. A quel punto l’idea di fare dei reportage un libro era diventata concreta, ma non avevamo idea della reazione che avrebbe avuto il pubblico: una cosa era sapere e accettare l’impegno sociale e politico dell’autore, un’altra era leggere un libro fortemente motivato da un’urgenza storica, bellica, una storia impegnativa e forse non per tutti.
Mi ricordo che al lancio, 12 aprile 2016, chiedemmo a quattro librerie Feltrinelli di fare le aperture serali per festeggiare l’uscita del volume. Io ero con Zerocalcare a Roma: le casse furono riaperte alle 21:30 e quando finimmo le dediche, alle 5:40 del mattino, erano state vendute 734 copie solo in quel negozio, nella notte.
A Milano, quella stessa notte, una fila di oltre duecento persone riempiva l’intera Galleria Vittorio Emanuele, arrivando fin davanti alla Scala.
Tre anni dopo, il volume Kobane Calling ha venduto oltre centotrentamila copie, è costantemente ristampato, è diventato un best seller anche in Francia ed è uscito in Germania, Spagna, Norvegia, Stati Uniti, Brasile ed è di prossima pubblicazione in Giappone e in lingua basca. Il giorno in cui tutti i telegiornali hanno raccontato della morte di “Cappuccio rosso”, abbiamo capito che il ruolo divulgativo del libro era stato fondamentale, per trasformare un freddo numero, quello delle vittime di un conflitto ingiusto e lunghissimo, in persone, con nomi, volti, aspirazioni, sogni da difendere. Di tanti libri che non sapevamo che sarebbero diventati importanti, Kobane Calling è stato tra i più facili da decidere di pubblicare, ma anche tra quelli che meno pensavamo che sarebbero stati così amati. Ha aperto al Fumetto persone che mai si sarebbero sognate di leggerne altrimenti, e ha fatto quello che il buon giornalismo dovrebbe fare ogni giorno: ha messo in dubbio il racconto ufficiale, costringendo centinaia di migliaia di persone a considerare ipotesi alternative. Che io sappia, resta il solo modo per scoprire la verità, e per questo sono così fiero di questo libro.