Pippone medio grande (o dell’Ultima Fiera dell’Anno)
- 15 Dicembre 2014
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Quando ho cominciato a fare questo mestiere, dopo Lucca si andava in letargo. Per almeno due mesi, l’editore di fumetti non produceva quasi nulla. Poi c’erano le feste e poi si ricominciava, senza fretta, ignari perfino del fatto che il mercato librario a gennaio è stagnante, con poche novità e pochi acquisti. I fumetti, in libreria, non si vendevano proprio.
Le cose sono cambiate, e la coda dell’anno per molti di noi è diventata un momento scoppiettante di opportunità, che si possono cogliere solo se si ha la struttura adatta (=collaboratori che tengono in funzione la baracca mentre non ci sei), le spalle larghe (=soldi) e tanto fiato (=ti va di guidare un furgone con quattordici quintali di fumetti attraverso una tempesta tra gli Appennini?).
Dal 4 all’8 dicembre, a Roma, mentre il team BAO teneva in funzione la redazione e aperta la BAO Boutique, ho gestito lo stand BAO a Più Libri Più Liberi, la fiera della piccola e media editoria organizzata dall’Associazione Italiana Editori.
Per la cronaca: sei un medio editore se fatturi fino a cinque milioni di euro l’anno.
Ci siamo portati una selezione furba di titoli, meno di un terzo di quelli che abbiamo a catalogo, sapendo che PLPL è la fiera che i romani usano per fare i regali di Natale. Sono stati cinque giorni istruttivi e intensi, resi più tollerabili nella fatica dalla simpatia delle persone che abbiamo incontrato.
Nove metri lineari di tavolo sono bastati a farci ottenere il secondo migliore incasso fieristico dell’anno, dopo Lucca Comics & Games.
Ho imparato alcune cose interessanti:
– I libri di Zerocalcare ormai si vendono alla stessa velocità che lui ci sia o meno allo stand (e alle conferenze ci divertiamo sempre tanto).
– La buona comunicazione fa vendere i libri sul serio: Orfani si è venduto perché la gente ha visto gli spot del motion comic sulla RAI e La ragazza indossava Dior si è venduto per l’eccezionale copertura mediatica ottenuta dalla collaborazione tra il nostro ufficio stampa e quello, straordinario, della Maison Dior.
– Sbagliavo a preoccuparmi che lo stile di Brecht Evens risultasse indigesto ai lettori: stavo pensando ai lettori tradizionali, mentre i “nuovi arrivati” che stanno facendo la nostra fortuna hanno dato prova di apprezzare lo stile del nostro autore fiammingo preferito e il libro, Gli amatori, è andato esaurito allo stand.
Sono stati sei giorni estenuanti, culminati con l’abbraccio affettuoso di Loredana Lipperini quando mi ha detto che per la prima volta il premio Libro dell’anno del suo programma, Fahrenheit, era stato vinto da un fumetto e quello, per altri motivi, che niente hanno a che fare con il lavoro, di Davide Toffolo.
Ne porto a casa la sensazione che al Fumetto la gente stia cominciando a volere bene sul serio e che sia il momento di ricambiare quell’affetto con le storie migliori e i libri più belli.
Nulla mi stanca e mi carica allo stesso tempo come una fiera che mette voglia di appagare in modo sempre più spettacolare e costruttivo l’intelligenza delle persone che ho incontrato.