“Se” – Terza puntata
- 28 Maggio 2014
- 15 Commenti
Se paghi male i tuoi collaboratori, lavoreranno male.
Se non dai loro sicurezza per il futuro, passeranno tutto il tempo in cui non lavorano per te a calcolare tra quanto potranno fare a meno di lavorare per te.
Se non insegni ai tuoi collaboratori il mestiere perché temi che possano un giorno fare a meno di te, non hai visione.
Se non insegni loro il mestiere perché non lo sai fare, non hai il diritto di dire loro cosa fare.
Se non glielo insegni perché dovevano già saperlo fare, sei un illuso.
Se non cresci insieme alle persone con cui lavori, non stai costruendo niente.
Se pensi che il tuo lavoro non sia mai divertente, perché lo fai?
Se pensi che il tuo lavoro sia sempre divertente, non lo fai abbastanza.
Se credi di poterlo fare da solo, non stai ascoltando.
Se hai letto fin qui e ti ho fatto innervosire, urge esame di coscienza.
15 commenti su ““Se” – Terza puntata”
Se pensi che il tuo lavoro non sia mai divertente, perché lo fai?
È quello che mi sono chiesto per anni, la risposta è sempre stata: per prepararmi a fare qualcos’altro.
Oggi mi sento pronto a farlo.
Oggi sono qui anche per questo.
Non mi illudo che serva a qualcosa.
Ma sicuramente non esserci non servirebbe a niente.
Qualcuno paragonerebbe la mia situazione ad una lotteria: se non compri un biglietto, non potrai mai vincere. Non io. Io non sto comprando biglietti della lotteria. Io sto comprando ad uno ad uno i mattoni per costruire una casa. Non so quanti mattoni mi serviranno, non so quanto tempo mi ci vorrà, ma so che la casa la costruirò e neanche uno dei miei mattoni sarà stato comprato invano.
Scusa, forse ho peccato un po’ di protagonismo, ma grazie ancora una volta per questo spunto di riflessione.
Se pensi che il tuo lavoro non sia mai divertente, perché lo fai?
Perché si hanno una famiglia e una casa…
Perché in un momento di crisi come questo non puoi permettertelo…
Perché è meglio che sia io a far qualcosa di che non mi piace, che mio figlio non abbia quello che gli serve…
Perché mi piacerebbe tanto fare quel che vorrei (lo sceneggiatore) ma purtroppo non posso farlo che negli scampoli di tempo che mi rimangono e con questo non si campa…
🙁
Andrea, io parlavo di quelli che fanno il mio, di mestiere, ma senza metterci davvero il cuore, l’anima e il culo. 🙂
Ragazzi, un altro post del genere, e giuro che il curriculum per lavorare da voi come grafica ve lo invio (cuori manco piovesse)
“Se non dai loro sicurezza per il futuro, passeranno tutto il tempo in cui non lavorano per te a calcolare tra quanto potranno fare a meno di lavorare per te”
E a volte anche quando lavorano per te perché, diciamolo, nessuno ha piacere ad arrivare l’ultimo giorno di contratto senza sapere cosa farà dopo.
Per il resto quoto Anna, vi giro anche io il curriculum come grafico 🙂
Buongiorno! Sono un laureando in lettere moderne a fine percorso, estremamente volenteroso e appassionato. Può farvi comodo uno stagista estremamente volenteroso e appassionato?
Parole sante! Vado e diffondo 😀
«Se non insegni loro il mestiere perché non lo sai fare, non hai il diritto di dire loro cosa fare» è un’affermazione che suona bene… ma è assolutamente approssimativa. Ognuno dovrebbe fare bene il suo ruolo: il capo deve saper dirigere e assumersi le sue responsabilità e il dipendente deve eseguire il suo sporco lavoro (e assumersi le sue responsabilità). Le incazzature più grandi me le sono fatte con imprenditori (leggi “capi”) che mi hanno assunto perché non avevano nulla da insegnarmi, ma nonostante le incazzature, continuo a pensare che avevano tutto il diritto di dirmi cosa dovevo fare, perché a me toccava il compito di fare bene il grafico e a loro quello di far quadrare i conti per pagare anche il mio stipendio.
«Se non glielo insegni perché dovevano già saperlo fare, sei un illuso» è un’altra affermazione buona per gli applausi di chi è alle prime armi, ma assolutamente smentibile da qualsiasi grafico con esperienza, che ha ormai capito che spetta a lui doversi aggiornare costantemente e che certe cose non te le viene a dire nessuno.
L’ha ribloggato su operaidelleditoriaunitevie ha commentato:
Parole non sante… santissime! Santerrime!!!
Fantastico. Attuale. Amarissima soprattutto la prima parte, perché sono “se” che non vengono mai calcolati…
(ribloggo 🙂 )
L’ha ribloggato su Editoria Precaria (ma non solo)e ha commentato:
Quanti se… ne aggiungerei solo uno «Se pensi che tutto ciò non ti riguardi, sei già finito».
Ben detto!
me lo stampo e lo attacco al muro in ufficio!
Belli questi “se” e bello anche che molti si sentano ispirati a spedire i cv. Infonde speranza. Da sceneggiatore, io ho già cercato un contatto con Bao due volte, con relativo progetto come spiegavano i precedenti post, e aspetto ancora una rispostina (anche negativa)… però non smetto di sognare!