In viaggio con BAO: Luglio – San Diego
- 6 Agosto 2019
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Vi avevo promesso una cartolina dal Comic-Con di San Diego, ed eccola qua. Vi avevo avvertiti: niente reportage seriosi, solo un punto di vista molto personale su una manifestazione davvero unica. Com’è stata questa cinquantesima edizione della fiera californiana? Bella, molto. Intensa. San Diego è una cittadina balneare, con un’altissima ricettività alberghiera, molto adatta alla pacifica invasione di addetti ai lavori e appassionati che a metà luglio di ogni anno avviene nei dintorni del Gaslamp Quarter, la zona dei locali e dei ristoranti, che cambia faccia per far sentire benvenuti i visitatori.
Il Convention Center è grande, molto, ma la fiera dentro non ci sta tutta e ci sono sempre più off-site, ovvero negozi temporanei utilizzati da espositori e altre aziende del mondo dell’entertainment, a volte per vendere articoli esclusivi, a volte per realizzare mostre, in altri casi per offrire ai visitatori experience interattive legate a film o serie TV di successo, o di prossimo lancio.
All’interno del Convention Center la folla pascola con calma, la ressa non è mai spaventosa, e la suddivisione nelle tre macroaree di film/TV, publishing e negozi rende agevole la visita, sempre. Noi ci passiamo quattro giorni e mezzo ogni anno, e vi assicuro che volano.
Quest’anno non eravamo certi di trovarci Skottie Young, che fino all’ultimo era indeciso se venire o meno, e quando abbiamo trovato il suo nome allo stand Image gli abbiamo mandato questa foto per dirgli che avevamo la ferma intenzione di vederlo e abbracciarlo.
Zerocalcare, alla sua seconda visita, era felice come un dinosauro clonato, e ha girato con noi per gli stand per tutta la durata della manifestazione. Siamo andati ai panel, alle anteprime (quella del nuovo cartone di Genndy Tartakovski per Adult Swim ci ha particolarmente colpiti), abbiamo dato la caccia alle esclusive. Abbiamo fatto di tutto, giuro, perché riuscisse a comprare la rarissima statuina del cassonetto in fiamme, ma collezionisti più lesti gli hanno finito le scorte sotto agli occhi, con sua grande mestizia (“Questa è appropriazione culturale. Loro hanno forse mai visto dal vivo un cassonetto in fiamme?”)
Il poveretto si è anche sorbito il panel al quale ho partecipato io, che mirava a spiegare agli autori e aspiranti autori americani l’importanza di vendere all’estero di diritti dei propri libri. Era stato organizzato dalla bravissima Amber Garza, che rappresenta – tra le altre cose – i titoli Image Comics per l’Europa, ed è stato davvero bello passare dall’altra parte del tavolo, per una volta.
Come dicevo, l’intera città di San Diego pensa a fumetti, e quindi è facilissimo trovare locali con menù a tema, o liste di cocktail molto nerd.
Allo stesso modo, il gotha del fumetto e dell’entertainment di lingua inglese si trova gomito a gomito nei ristoranti (ricordo benissimo quando cenammo a due metri da quel che restava del cast di Game of Thrones, alcuni anni fa) e noi abbiamo contribuito con una lunga colazione creativa insieme a Fábio Moon e Gabriel Bá, i wonder twins brasiliani.
Ho avuto l’immenso piacere di incontrare per la prima volta la leggendaria editor Karen Berger, con la quale mi scrivevo da un po’, perché sta lavorando con Flavia Biondi al progetto Ruby Falls, scritto da Ann Nocenti e per il quale abbiamo grandi piani, per quanto riguarda l’edizione italiana.
Siamo stati invitati ai tavoli di gala degli Eisner Awards, ed era la prima volta che ci trovavamo così vicini al palco della premiazione, per di più circondati da così tante personalità importanti del fumetto americano.
Skottie Young ci ha subito individuati e ci ha fatti sedere vicino a lui. Gliene siamo grati perché con il suo buonumore contagioso ha reso più leggera una cerimonia durata quattro ore.
Per fortuna abbiamo avuto un sacco di belle notizie, quella sera. E una la ho potuta dare io, a Ken Niimura, che era in Giappone, quando praticamente a inizio serata ha vinto l’Eisner per il suo fumetto digitale Umami.
Pénélope Bagieu, Jeff Lemire, Dustin Nguyen e Jen Wang (per ben due volte) sono saliti sul palco a ritirare i loro premi e vi assicuro che l’emozione era così forte che era come se li avessimo vinti noi.
Il sabato abbiamo perpetuato una tradizione che va avanti da anni, ovvero il pranzo con Terry e Robyn Moore da Sally’s, e ci siamo ripromessi di invitarli presto a tornare in Italia.
La seconda metà della fiera è volata, facendoci trovare a domenica pomeriggio con quella straniante sensazione di essere nel punto del tempo più lontano dal prossimo Comic-Con. Per il suo improbabile misto di cose folli e piacevoli, di fatica e soddisfazione, questa resta la nostra fiera preferita da visitare senza la responsabilità di essere espositori. Come nei temi delle medie al rientro dalle vacanze, “eravamo stanchi ma felici”. D’altronde, anche Gundam non si reggeva più in piedi.
Un commento su “In viaggio con BAO: Luglio – San Diego”
Zerocalcare resisti! Riposati qualche volta e continua con l’insalata.