Giunto al suo terzo romanzo grafico, Stefano Simeone ha sviluppato un linguaggio i cui stilemi, i cui topos sono ormai familiari ai lettori. Facendosi beffe del manuale di sceneggiatura, per raccontare la vita di Francesca, tutta la vita di Francesca, e i suoi diciotto amori virgola tre, Simeone intesse un discorso corale, ma fortemente incentrato sull’atmosfera immediatamente circostante Francesca, realizzando un ambizioso racconto intimista in cui i personaggi recitano consapevolmente il ruolo di personaggi, in attesa di crescere abbastanza da diventare realmente loro stessi. E i flussi di coscienza con i quali di tanto in tanto l’insofferenza della protagonista sgabbia dalle incombenze e le ingiustizie della vita valgono da soli il prezzo del biglietto.