41 commenti su “Ciao, ho un piano infallibile per fare soldi, vuoi metterti in società con me?

  • Andrea Elmetti dice:

    Complimenti Michele!!!
    Questi post, così chiari e trasparenti, aiutano alla comprensione di un mondo sconosciuto a molti autori (anche a chi secondo me ha già pubblicato diverse volte) e permetto anche a voi di aver a che fare con gente più competente (e immagino che quindi comporti un risparmio di tempo).
    Ad esempio personalmente sapevo solo la prima parte della tua delucidazione, quello a riguardo dell’inerenza del proposal con la casa editrice e come fare al meglio la presentazione… Ora mi sento più completo!
    Grazie

    P.S: Potevi spiegarcelo qualche anno fa durante le tue lezioni… 😉

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  • Gran bell’articolo e gran bel blog, ricco di informazioni utilissime. Una domanda: nel caso di un progetto presentato da uno sceneggiatore insieme ad un disegnatore come vengono divisi i compensi?

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      • Grazie per la risposta rapidissima e mi scusi se insisto sull’argomento ma è un’occasione troppo ghiotta per porre domande a cui non ho mai trovato risposta. C’è una suddivisione che lei ritiene possa essere equa? Sperando di facilitarle la risposta preciso che parlo ipoteticamente di due autori allo stesso livello, entrambi esordienti o entrambi famosi, è chiaro che se un Alan Moore dovesse lavorare con un disegnatore sconosciuto prenderebbe la fetta più grande, o almeno credo.

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      • Puntuale nel senso cubico della parola! Bravo Michele!
        Un cent sulla suddivisione compensi tra scrittore disegnatore: di solito (nel senso che a me è successo così più volte sia a disegnatore che da sceneggiatore) la suddivisione è 30/70 in fase di produzione. 50/50 per ristampe eventuali. Poi tutte le deroghe possono essere concordate tra gli autori.

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  • Mi son ricordato solo ora di una domanda che volevo farti… ma sul vostro sito/blog/facebook non avete una sezione per la presentazione di nuove proposte (e quindi anche la modalità migliore (per entrambe le parti) di proporla)… non vi conviene aggiungerla per evitare un orda di proposte di qualsiasi genere e tipo?
    Ciao

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  • andreasfiligoi dice:

    Complimenti, ottimo articolo. Andrebbe menzionata una terza via, che è l’autopubblicazione attraverso strumenti esistenti da anni (io ci vivo, in un settore simile, quello dei giochi di ruolo e simili, da oltre sette anni) che ovviamente richiede da parte dell’autore di farsi carico di tutte le funzioni dell’editore, a parte il rischio d’impresa che non c’è o è minimo (basta evitare chi ti chiede soldi per pubblicare, come giustamente indicate voi… dire che è immorale non convince nessuno secondo me, basterebbe dire che non serve a niente).

    Sarebbe molto carino se tutte le case editrici parlassero con la vostra franchezza. Si eviterebbero un sacco di delusioni ai giovani.

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  • cosimosinchi dice:

    Non per idolatria ma questo blog è sempre più utile, complimenti!
    Piccola domanda: conviene inviare il proprio lavoro solo a un editore per volta o anche due/tre massimo?

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  • Ciao,
    mi chiamo Michele e non disegno, ma scrivo. Non che ci sia una gran differenza, alla fine.
    Parlando con diversi editor, ultimamente, mi sono reso conto di una cosa che sembra venire percepita dagli autori solo con molta fatica: inviare (o presentare) un manoscritto è, né più né meno, presentarsi per un colloquio di lavoro. Bisogna andarci vestiti bene sapendo cosa si vuole ed anche cosa offre il datore di lavoro.
    Cioè bisogna sapere perché si è scritto quella cosa, perché l’editore dovrebbe pubblicarla, ed avere la stessa cura nella presentazione tanto quanto si va in giacca e cravatta e non in jeans e maglietta di una settimana.
    Esattamente come per le assunzioni spesso la risposta è: “le faremo sapere.” Inutile, dopo, passare le giornate in attesa davanti al telefono.
    A me sembrava una cosa molto ovvia: gli editori lavorano, non sono gli appassionati del circolo di lettura. Secondo te perché invece è percepita in maniera così diversa (tanto da doverne fare dei post)?

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  • nastasia kirchmayr dice:

    ciao, apprezzo un sacco questo blog, che mi permette di capire meglio un mondo di cui vorrei far parte. mi veniva un pensiero.
    i progetti che vi arrivano immagino si possono suddividere in pochi grandi insiemi: quelli che hanno carenze nel disegno, quelli che hanno una storia banale, quelli dal tratto poco vendibile(manga) o di uno stile non pertinente alla casa editrice, quelli che sono fuori target, quelli che sanno troppo di già visto.
    e suppongo anche che la stragrande maggioranza dei progetti non passi oltre la prima valutazione di chi l’ha aperto.
    non sarebbe efficace quindi creare delle mail generiche di diniego e inviarle agli autori dei progetti che non vi interessano? magari con frasi diverse a seconda del problema. potrebbe sembrare più lungo, però questo dissuaderebbe gli autori a rimandarvi il medesimo progetto più volte, illudendosi che non sia stato letto o non capito, facendovi così perdere meno tempo, e magari i progetti successivi che proveranno a mandarvi non avranno la stessa problematica.
    parlo per esperienza personale, di autrice in erba, che se non avesse avuto un colloquio diretto coi vostri colleghi di atlantyca avrebbe continuato ad aggiornarvi, continuando a mancare il problema.

    ho lavorato come segretaria e questo sistema veniva utilizzato con successo. tanto le mail vengono lette lo stesso, si tratta di aprire la mail di risposta e fare copia incolla di un messaggio.

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  • Fabiano Bertello dice:

    Ciao Michele, ti ringrazio molto per questo interessantissimo articolo: trovo questa vostra iniziativa di aprirvi più direttamente e limpidamente al vostro pubblico un’idea fantastica.
    Mi farebbe piacere se in qualcuno dei prossimi post si parlasse anche della proposta editoriale di titoli stranieri, anche se so che ha molti punti in comune (almeno per quanto riguarda la presentazione) con quanto da te qui illustrato.
    Continuerò comunque sicuramente a seguire con attenzione questo blog, che già dai primi articoli si prospetta molto interessante.

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      • Fabiano Bertello dice:

        Anche il discorso dell’acquisizione dei diritti dall’estero è sicuramente molto interessante e ti ringrazio in anticipo.
        Come traduttore, mi è capitato di presentarmi ad alcune case editrici con proposte editoriali di alcuni autori stranieri. Sarebbe interessante conoscere il vostro punto di vista e i dettagli sul “dopo”, secondo i vostri standard.

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  • shehulkspacca dice:

    Ribadisco i complimenti a questo blog che sta diventando sempre più interessante, e che si segue con piacere. I meccanismi interni al mondo editoriale, del fumetto e non, sono da sempre troppo nebulosi agli ‘esterni’, e apparentemente appannaggio dei soli specialisti. Anche per questo motivo vorrei fare una sorta di richiesta, che spero possa interessare anche altri: si parla spesso, e si è parlato anche qui, del modo migliore per un autore e un disegnatore di presentarsi alla casa editrice, ma che ne è delle tante professionalità addette ai lavori ‘dietro le quinte’? Quale potrebbe essere, a suo parere, il modo migliore per presentarsi se ci fosse un interesse per il lavoro di redazione, o per quello di lettering, di impaginazione o di editing (anche se per quest’ultimo, certamente, c’è bisogno di una gavetta ben più sostanziosa)?
    (Martina)

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  • Ciao, se un aspirante autore con molto talento si ritrova con un cognome ridicolo o antiestetico, voi, nel caso foste intenzionati a pubblicarlo, gli consigliereste di crearsi un nome d’arte?

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  • Oh, my god!… Su Sienkiewicz non l’ho capita 🙂
    No, pensavo che anche un cognome che “cala bene” ha una sua estetica. Ok, questo a primo impatto: anche Recchioni all’inizio mi sembrava uno sfigato, dopo si è fatto rispettare alla grande 🙂
    Ciao e scusa l’intervento del c….

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  • Bel post! Mi sorge una domanda, quante delle proposte che ricevete sono di autori esordienti / senza una formazione alle spalle? E quanti di questi vengono vagliati / contattati?

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    • Guarda, non chiediamo sempre a chi ci manda progetti se siano già professionisti, ma la sensazione è che nell’80% dei casi siano in attesa di prima pubblicazione. Rispondiamo a tutti, sempre, ma finora progetti che ci siano arrivati completi e che abbiamo deciso di acquisire così, su due piedi, uno solo: era Un lavoro vero di Alberto Madrigal.

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      • Allora rispondete anche me, vi prego! vi ho inviato il mio progetto il 5 maggio seguendo tutte le indicazioni ma non ho ricevuto feedback… però ci spero ancora!

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      • Ma questo vuol dire che ce ne sono stati altri il cui progetto non era ancora terminato e con cui avete lavorato per completarlo o che il libro di Madrigal è stato l’unico a essere stato pubblicato fra le tante proposte che vi sono arrivate?

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        • Guarda, che tu ci creda o no la maggior parte delle persone che ci scrivono si rivelano ancora incapaci (nel senso di immature professionalmente, beninteso) di completare un progetto, il che è un rischio che un editore deve stare attento a correre. Però cerchiamo sempre chi ci sappia stupire e convincere a fidarci!

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