I falsi miti dell’editoria digitale
- 27 Giugno 2014
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Da anni, nel campo del Fumetto, in Italia si parla di due cose-fantascientifiche-che-sarebbe-tanto-bello-che-fossero-vere-ma-non-succederanno-mai. Una è la possibilità che si crei un vero, sano mercato di opere a fumetti nelle librerie generaliste e l’altra è il mercato dei fumetti digitali.
La prima è già diventata realtà, e in qualche modo BAO ne è corresponsabile. Vi pare tanto probabile che la seconda resti nel regno delle ipotesi a lungo?
Io non sono un purista dell’esperienza tattile della lettura. Credo che il mio amore per i libri fatti bene sia manifesto nelle scelte di produzione e confezione dei volumi di cui sono editore, ma da lettore sono grato a tutto ciò che mi permette di leggere di più, più spesso.
Ben vengano, dunque, i fumetti fruibili su tablet, e-reader e computer.
In altri paesi europei si fa un gran parlare, nella comunità degli autori, della ripartizione degli utili sulle edizioni digitali. Parecchi editori hanno cercato di imporre ai loro autori le stesse percentuali previste sulle edizioni cartacee, che però comportano un rischio di impresa molto più alto. Giustamente, c’è stata una levata di scudi: gli autori desiderano una percentuale più alta dei profitti sui download. È sacrosanto, e BAO da sempre ha un piano di royalties molto equo, per queste cose, ma è importante che si sappia anche che le piattaforme che commercializzano le nostre edizioni digitali si tengono dal 40 al 55% del prezzo di vendita, ma soprattutto che convertire i fumetti in digitale non è affatto un procedimento scontato e a costo zero.
Per farvi capire che cosa comporta, ho fatto qualche domanda ad Andrea Petronio, che oltre a coordinare i titoli americani, in BAO, è il nostro Digital Contents Editor.
Andrea, ci descrivi le operazioni che effettui e coordini per trasformare gli impianti di un libro stampato nei file venduti dai vari portali digitali?
Ci sono diverse operazioni e cambiano a seconda dei portali.
Piccola premessa: molte delle cose che descriverò, come ben sai, le ho dovute imparare sul campo e tuttora non mi sento un esperto in materia.
La prima grossa differenza è tra i file per Kindle (in vendita su Amazon, se mai ci fosse bisogno di scriverlo) e quelli per Google Play, iBooks e KOBO.
I file .mobi per Kindle richiedono l’elaborazione registica di un .pdf in alta risoluzione attraverso KC3 (Kindle Comic Creator, programmino gratuito che si può scaricare da Amazon) che permette di creare riquadri di ingrandimento di una o più vignette allo scopo di leggere meglio i balloon nella pagina per dare la miglior esperienza di lettura possibile.
Quando c’era da fare questo tipo di file chiedevo a Lorenzo (il capo grafico) – e ho la fortuna di lavorare nella stessa stanza dei grafici – di estrapolarmi una cartella con i materiali necessari alla conversione dell’impaginato di stampa per il formato digitale.
Il primo libro che abbiamo convertito è stato La Profezia dell’Armadillo di Zerocalcare; dopo aver visto i risultati e dopo aver ricevuto complimenti su questa “kindleizzazione”, abbiamo insegnato a Enrico (il grafico esterno che ora converte la maggior parte dei nostri titoli per Kindle) come usare il programma e di trasmettergli un po’ del mio gusto registico. Il mio lavoro su questi file attualmente si limita alla supervisione del lavoro di Enrico e alla conversione dei testi in prosa, nei quali ogni piccolo errore richiede di dover rifare quasi l’intero libro per evitare di far apparire dei simboli incongrui in corrispondenza di accenti e apostrofi (a chiunque guardi serie in streaming sarà capitato di vedere che non vengono usati accenti o di vedere delle serie in cui proprio le parole accentate appaiono contaminate da glifi incomprensibili… bene, su Kindle il problema è lo stesso e va affrontato per bene perché, a differenza dello streaming, il lettore ha pagato e vuole un prodotto di qualità.)
Per gli altri portali i file che devo preparare sono dei “semplici” ePub… che ti assicuro che tutto sono tranne semplici. Su InDesign c’è un pulsante che ti fa credere di poter convertire in ePub il tuo impianto di stampa semplicemente con un clic del mouse… e invece non è così! Il risultato di quel CLIC è un insieme non omogeneo di immagini e di testo e ogni volta che chiedevo ai vari interlocutori (Google, KOBO, iBooks, forum vari) come poter aggirare questo problema mi sentivo dire che dovevo rivolgermi a siti che svolgono questo servizio a pagamento.
Qui – metto le mani avanti io – non sono sicuro che in qualche modo non si possa convertire senza problemi direttamente da InDesign, senza dover ritoccare il codice html dell’ePub stesso e altre operazioni simili… so solo che attualmente non ci riesco e mi affido a un piccolo escamotage che però richiede diverse ore del mio tempo in proporzione al numero di pagine del libro in questione (Nemo – Cuore di Ghiaccio = una mattinata, Strangers in Paradise = 1 giorno e mezzo circa).
Per questo tipo di file chiedo direttamente il pacchetto di stampa a Lorenzo che, avendo tutto in quella cartella, mi permette di caricare direttamente su FTP le cartelle compresse per Enrico, così da interromperlo il meno possibile (fidatevi, quell’uomo non si ferma un momento e sì, ovviamente mi ha pagato in liquirizie per scriverlo).
In percentuale, quanto tempo della tua settimana lavorativa è dedicato a queste operazioni?
Negli ultimi mesi, grosso modo da metà febbraio, sto cercando di convertire in ePub tutti i titoli che avevamo già reso disponibili sullo store Kindle. Questa è un’operazione necessaria per completare la nostra offerta su tutte le piattaforme digitali e, come ho detto prima, una volta che crei un ePub puoi caricarlo su Google Play, iBooks e KOBO (con diversi passaggi per caricare i metadati, ovvero le informazioni pertinenti a ogni singolo titolo). In media, a settimana, alternando riletture da editor e lavori a supporto dell’attività dei grafici, passo almeno quattro/cinque ore al giorno a convertire gli impaginati in ePub e a supervisionare il lavoro di Enrico. Quando mi sarò messo in pari probabilmente potrò dedicare qualche giorno in meno a questa mansione dato che solo al completamento di ciascun nuovo libro (ovviamente se mi ricordo di chiedere a Lorenzo gli impianti di stampa in tempo…).
Quanti titoli ha BAO già disponibili in digitale, e quanti prevedi di renderne disponibili nel 2014?
Allora… su Kindle il nostro catalogo vanta al momento 48 titoli, mentre sul fronte ePub sono poco meno di 40 (ogni store ha tempi diversi per rendere disponibili alla vendita i file, da questo deriva la discrepanza relativa al numero). Rispetto al nostro catalogo che ha all’attivo molti più libri, la disponibilità digitale dipende dai contratti che vengono stipulati con gli autori o con gli altri editori. Purtroppo non sempre si ha la possibilità di convertire in digitale e rendere più leggere le nostre borse e più vuote le nostre librerie fisiche.
Quest’anno, come io e te sappiamo, ci sono in produzione 78 titoli… tutti, ma proprio tutti, avranno una loro versione digitale. La seconda metà del 2014 sarà molto lunga. (Anche per te, Enrico, so che stai leggendo, preparati!)
C’è interazione tra te e i lettori delle edizioni digitali? Che tipo di feedback ricevi, di solito, e come sono considerati i nostri titoli?
Un’interazione diretta no. Mi vengono passate però delle mail in cui, giustamente, ci viene fatto notare che ci sono dei problemi nella visualizzazione di qualche nostro titolo o che non riescono a visualizzare il prodotto come disponibile per il loro device (un esempio su tutti: XXXX non è disponibile nell’applicazione Kindle per iPad, come mai?). Il mio compito in quei casi è contattare direttamente Amazon oppure, in caso di problemi relativi alla qualità, mi occupo di risistemare il file .mobi e di capire come mai un pannello di zoom o un pannello di testo si sia corrotto nella convalida del file.A parte i complimenti che mi fece Amazon agli inizi, leggo sulla nostra pagina Facebook un apprezzamento positivo, del lavoro mio e di Enrico, a quasi ogni post relativo ai prodotti digitali e anche chi scrive per far notare errori o problemi lo fa senza astio nei nostri confronti (insomma, non riceviamo mai commenti del tipo: “CAZZO FATE!!!???111?1?!?”) e la cosa non può che fare piacere.
Insomma, qui in BAO convertire con cura i libri per le piattaforme digitali costa più o meno la metà dello stipendio di un editor e la parcella di un tecnico esterno. Il mercato sta crescendo, come è giusto che sia, in molti casi grazie a lettori che desiderano investire nelle nostre opere, ma hanno o un problema di spazio in casa o il desiderio di spendere meno per leggere un certo fumetto. La nostra previsione è che nel 2015 le vendite digitali varranno, nel nostro bilancio, quanto le vendite del nostro stand a Lucca Comics. L’importante, per noi, come per ogni aspetto del nostro lavoro, è poter lavorare al massimo livello qualitativo, con piena soddisfazione dei nostri autori. Che il risultato si tocchi o si sfogli su un touch screen, poco importa. L’importante è portare più fumetti nella vita della gente.
3 commenti su “I falsi miti dell’editoria digitale”
Interessantissimo pezzo, as usual.
Una cosa, però, mi ha incuriosito.
“è importante che si sappia anche che le piattaforme che commercializzano le nostre edizioni digitali si tengono dal 40 al 55% del prezzo di vendita”
Per esperienza personale (almeno, su Amazon) se (auto)pubblico qualcosa le royalties cambiano a seconda del prezzo. Sotto i 2 euro e 60, Amazon trattiene il 70% e dà all’autore il 30%, sopra quel prezzo è l’inverso. E sulle altre piattaforme le percentuali sono simili.
Come mai invece c’è così tanta discrepanza? C’è qualche differenza di “modalità” tra chi si autopubblica e chi invece ha una casa editrice?
Confesso di non essermi mai informato sulla piattaforma di self publishing, ma a questo punto devo immaginare di sì!
Gli epub sono un delirio.
Quando preparai la tesi di editoria elettronica illustrata (Febbraio 2009) era appena uscito l’aggiornamento a Indesign 5.5:
Ebbi la geniale idea di fare una storia illustrata interattiva su un tablet Android perché (mannaggia alla mia lungimiranza da quattro soldi) avevo pensato che il formato ipad sarebbe andato in malora.
Provai per un periodo con gli epub ma mollai la presa (all’epoca poi la conversione era ancora un delirio). Alla fine ci riuscii ma dovetti forzare i programmi.
In compenso so che è uscito epub3 e se non erro l’ultimo indesign ha fatto qualche passo avanti.. avevo visto una dimostrazione a Firenze del Creative tour e semmai vi consiglio di dare un occhio al loro sito che forse vi spiegano qualcosa!