La verità, vi prego, sull’editore
- 8 Marzo 2018
- 0 Commenti
Ogni tanto prendo un taxi, e finisce che il tassista mi chiede che lavoro faccio. Io glielo dico, e lui fa un sorriso belato, annuendo nel retrovisore e lasciandomi la sensazione che avrebbe fatto la stessa faccia se gli avessi detto “Tengo corsi di ikebana ayurvedico”.
Non è davvero facile spiegare cosa fa un editore, ma è molto importante capirlo perché ci sono numerosi preconcetti riguardo la figura di chi si incarica di trasformare le opere narrative in oggetti che si possono spostare, esporre, vendere e comprare.
Uno degli scopi principali di questo blog è dialogare con gli autori con i quali ancora non lavoriamo e sono convinto che partire dalle mansioni e responsabilità dell’editore sia un modo costruttivo per riprendere quel dialogo. In fondo, l’autore ha un’idea o un’opera, e dall’editore si aspetta consigli, denaro, visibilità, promozione. In pratica, l’autore ha un problema (portare la sua opera nel mondo) e l’editore lo può risolvere. Verissimo, però non è così automatico. E soprattutto, ogni opera e ogni autore dovrebbero trovare l’editore giusto.
Ora, so di aver recentemente detto in pubblico che nel mio lavoro mi sento alternativamente mamma, amante, bancomat e psicologo per gli autori, ma prima di ogni altra cosa, noi editori siamo architetti e giardinieri.
Una Casa editrice ha bisogno di ottenere e coltivare il rispetto di distributori, promotori librari, librai e giornalisti da una parte, per costruire una reputazione positiva e una rete di vendita significativa e dei lettori dall’altra, perché una volta strutturata l’offerta essa incontri una domanda sufficiente a sostenere i costi della struttura, della filiera e a consentirne la crescita.
Per fare contento un distributore bisogna muovere molto materiale e avere poche rese (perché il suo guadagno è a copia, e per lo stoccaggio delle scorte a magazzino). Per far contento un promotore librario bisogna avere titoli che interessano, che si ordinano molto (perché il suo guadagno è in percentuale sul prezzo di copertina di ogni copia che viene ordinata). Per far contento un libraio bisogna che i libri si vendano bene appena escono, ma che abbiano anche una vita di scaffale lunga, che siano ricercati anche parecchio tempo dopo la loro uscita. È anche importante che se si organizzano eventi nella sua libreria ci sia sempre la sala piena. Per far contento un lettore bisogna produrre titoli che lo interessino, con alti valori produttivi, metterli in vendita a un prezzo percepito come equo, renderli facilmente disponibili e favorire le occasioni in cui il lettore possa incontrare gli autori di quei libri.
Vi lascio un attimo di pausa mentre andate a controllare se il post non si intitola effettivamente “E una fettina di culo vicino all’osso no?”
Se rileggete l’ultimo paragrafo che ho scritto, vi renderete facilmente conto che in assenza di lettori, la filiera muore. Quindi una delle cose più importanti in assoluto nel nostro lavoro è la scelta dei titoli da pubblicare, perché da quella scelta deriva la domanda da parte di chi finanzia a ritroso tutta la filiera esercitando il proprio potere d’acquisto.
BAO è una Casa editrice che al momento ha all’incirca il 60% di titoli importati e il 40% di titoli di produzione nazionale, ma tra quest’anno e il prossimo avverrà una ristrutturazione di calendario editoriale che porterà le due componenti quasi alla pari. Può venire da pensare che scegliere i titoli tra quelli da tradurre sia più semplice e più sicuro, ma non c’è una reale corrispondenza, tranne in pochissimi casi, tra il successo che un’opera ottiene nel suo paese di origine e l’esito che la sua edizione italiana può sperare di avere. Quindi l’azzardo, seppure mitigato, c’è anche nelle scelte che facciamo dai cataloghi stranieri.
Quando però decidiamo di lavorare con un autore italiano, le difficoltà sono ancora maggiori, ed è per questo che tendiamo a essere molto selettivi.
In primis, in tutti gli ambiti culturali nel nostro paese c’è una certa esterofilia, quindi un titolo che nasce all’estero gode sempre di un poco di attenzione in più, automaticamente. Inoltre, per decidere di pubblicare il libro che un autore italiano ha in mente, ci poniamo moltissime domande:
– Ha una buona storia in testa?
– Sarà capace di raccontarla tutta fino in fondo?
– Quella storia è adatta al nostro catalogo, rappresenta la nostra identità, veicola i nostri valori?
– Che difficoltà avrà l’Ufficio Commerciale a spiegarlo ai promotori?
– Che appeal avrà quel libro presso i giornalisti, quando l’Ufficio Stampa lo proporrà?
– Quando porteremo l’autore a fiere ed eventi, come prevediamo che sarà l’interazione con il pubblico?
Queste sono le cose con cui ci scontriamo ogni giorno quando ci arriva un proposal, magari da un autore che tenevamo d’occhio da tempo, e che ci vuole raccontare una storia che noi dobbiamo portare sotto gli occhi del grande pubblico.
Ha una buona storia in testa contempla tre risposte: Sì, no oppure sì, ma è ancora grezza. Qui entra in azione il nostro team editoriale: ben sei persone della nostra struttura sono in grado di seguire un autore per aiutarlo a dar forma alla propria storia al meglio, cercando di lasciargli la massima libertà di espressione.
Sarà capace di raccontarla tutta fino in fondo è una domanda spesso senza risposta. A volte scommettiamo su un autore (anzi, ci investiamo, perché l’anticipo corrisposto alla firma del contratto non è vincolato dal fatto che il libro venga poi finito) e qualcosa succede lungo la strada. Nella migliore delle ipotesi un ritardo (che va compreso e diagnosticato appena possibile, per evitare problemi all’Ufficio Stampa, che lavora secondo un calendario molto preciso per lanci, presentazioni, eventi e copertura mediatica), nella peggiore un “amici come prima” sono da mettere sempre in conto, quando si comincia l’avventura di fare un libro insieme.
Quella storia è adatta al nostro catalogo è una domanda fondamentale, perché il catalogo di un editore è l’espressione diffusa della sua identità. Molto spesso ci troviamo davanti a progetti, sia italiani che stranieri, che come lettori ci piacciono e ci entusiasmano, ma sappiamo che non sono adatti a noi. In quei casi a volte ci rendiamo conto che sono adattissimi ai cataloghi di altri editori, perché anche loro come noi hanno curato con attenzione la propria identità culturale e aziendale, ed è facile che a qualche evento ci troviamo a dire ai colleghi “Siamo contenti che quel libro lo abbiate preso voi”.
Che difficoltà avrà l’Ufficio Commerciale è una domanda molto legata alla precedente: quando un libro è fortemente identitario per il nostro catalogo diventa facile spiegarlo alla rete promozionale e, di conseguenza, ai librai. Quando si tratta di un libro che non assomiglia a nessun altro titolo precedentemente pubblicato da noi (in gergo si dice che non ha un “gemello” diretto) e l’autore non è noto al grande pubblico, bisogna sviluppare argomenti specifici e convincenti perché il numero iniziale di copie distribuite (il “sell-in”) sia sufficientemente alto da garantire visibilità al libro.
Che appeal avrà quel libro presso i giornalisti è una domanda complessa, che trova risposte convincenti quando l’Ufficio Stampa è molto competente e quando sono in essere sufficienti rapporti con gli esponenti dei media da consentire di capire quasi al volo a chi potrà interessare parlare di quel libro. Detto così sembra facile, ma è un lavoro meticoloso e costante che contempla un numero di relazioni umane enorme, per portare a un risultato soddisfacente.
Come sarà l’interazione con il pubblico è molto importante per noi di BAO perché quando facciamo fiere o presentazioni creiamo momenti di incontro molto intensi, ai quali siamo sempre presenti noi della redazione; siamo profondamente convinti che il coinvolgimento dei lettori quando gli autori si rendono disponibili all’incontro e al dialogo sia il migliore investimento sul futuro della Casa editrice.
Ecco, tutte queste cose abbiamo in mente quando apriamo il progetto mandatoci da un aspirante autore. Dobbiamo essere architetti, per costruire meticolosamente la credibilità e l’efficacia della Casa editrice, e giardinieri per far crescere in modo armonico le idee degli autori fino a portarle a piena maturazione.
Cosa ci rassicura e cosa ci lascia perplessi a livello di storie sarà il tema del prossimo post.
Alla settimana prossima!
michele.