Un mercoledì di ordinaria editoria
- 24 Gennaio 2017
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Qualche anno fa mi è stata detta una cosa molto bella, a proposito del lavoro che faccio: che quando si parla di BAO come Casa editrice l’enfasi è su “Casa”. In effetti, quando Caterina e io abbiamo fondato l’azienda, sette anni fa, l’intenzione era quella di creare un posto dove noi per primi avessimo voglia di venire ogni mattina, e che permettesse ai nostri collaboratori di lavorare serenamente. Sapevamo che in editoria la velocità e il dinamismo sono mali necessari e che se non avessimo iniziato il nostro progetto con la possibilità di una coesistenza serena in redazione, all’aumentare del carico di lavoro saremmo stati spacciati.
Molto tempo fa, su questo blog, avevo promesso di raccontare prima o poi una tipica giornata di lavoro, e molto spesso la mia preferita è quella di mercoledì, perché è quella in cui si fanno le riunioni di redazione.
Pronti? Benvenuti nella mia routine.
Apro l’ufficio alle 8:30. Siamo soli io e il bonsai Oda Nobunaga. Faccio colazione, scarico la posta, preparo il file con gli ordini dello Shop Online da evadere nella giornata. Oggi ce n’è solo uno, ma ci sono giorni in cui sono anche dieci. A confezionarli ci pensano i membri della redazione, a seconda dei loro impegni. Di solito le operazioni legate allo Shop vengono completate entro mezzogiorno.
Alle 9:30 comincia ad arrivare la squadra, e impostiamo i lavori della giornata:
Alle 10:30 con Lorenzo, il capo grafico, e Gigi Cavenago andiamo alla Bonelli per parlare con Marina Sanfelice delle modifiche al lettering di Mater Dolorosa necessarie per l’edizione BAO di quella storia.
La redazione di Via Buonarroti è ad appena quattro fermate di metropolitana dalla nostra sede, e dopo aver assistito all’inizio dei lavori, necessari per ottimizzare le splendide tavole di Gigi al formato nel quale stamperemo il volume (e per i quali Marina si è generosamente offerta di aiutarci) mi faccio offrire due caffè in rapida successione: il primo da Alfredo Castelli e il secondo da Vincenzo Sarno. In mezz’ora discuto di cose di lavoro che avrebbero richiesto almeno cinque giorni di e-mail e me ne torno soddisfatto alla BAO.
A mezzogiorno arriva maicol (di maicol & mirco) perché dobbiamo fare una diretta per parlare del suo nuovo libro, Il papà di Dio, e lo intervisto in sala riunioni, a beneficio dei fan della nostra pagina Facebook.
Poco dopo lo stesso tavolo vede riunirsi la squadra per la pausa pranzo, e un’ora più tardi serve per la settimanale riunione di programmazione.
In mesi intensi come questo preparare l’ordine del giorno della riunione del mercoledì mi prende anche due giorni di appunti. La riunione è divisa per dipartimenti: Amministrazione (per parlare di contratti, pagamenti, budget, forecast correttivi del budget, royalties per gli autori e i licensor); Commerciale (per parlare di fumetterie, librerie, tempi di consegna e di lancio dei volumi in arrivo dalle tipografie, fiere, andamento delle vendite, creazione dei copertinari per la promozione libraria e del Preview per le fumetterie); Stampa ed eventi (per parlare di inviti a ospiti italiani e stranieri, tempistiche di uscita dei libri per programmare i comunicati stampa e gli invii ai giornalisti, presenze fieristiche, tour di presentazioni) e Produzione (per parlare di impianti in arrivo dall’estero, consegne dagli autori italiani, avanzamento dei lavori di impaginazione e lettering, calendario delle riletture della redazione in vista dell’invio di libri lavorati alle tipografie). Le nostre riunioni durano dalla mezz’ora ai tre quarti d’ora, durante i quali di solito Ninja, la Beagle, sonnecchia sul divano e io imposto innumerevoli messaggi di posta inserendo solo il destinatario per ricordarmi, in seguito, a chi devo scrivere per procurare a qualcuno della squadra l’informazione o i materiali che mi ha chiesto.
A volte sottoponiamo alla redazione le diverse bozze della copertina di un libro in produzione, per discuterne tutti insieme. Il fatto che il responsabile commerciale e l’ufficio stampa partecipino a queste discussioni è fondamentale per il marketing operativo dei singoli titoli.
Alle 17:30 mi presento alla Feltrinelli di Piazza del Duomo. Manca un’ora alla presentazione del libro di maicol & mirco e io ho promesso che dedicheremo per tutto l’anno l’ora precedente agli eventi cui presenzieremo a un question time a tema libero con lettori e aspiranti autori. Essendo la prima volta me la posso prendere comoda: pochissime persone hanno voglia di parlare con me, e ben presto posso cedere il palco all’autore e al giornalista Andrea Coccia, che lo intervista davanti alla sala piena di lettori. Seguono le dediche, che terminano giusto in tempo per l’ora di cena.
Torno in redazione verso le ventidue, a scaricare per l’ultima volta la posta e a spegnere e chiudere tutto.
Quando mi rendo conto, facendoli, che i miei gesti sono sempre gli stessi, giorno dopo giorno, da oltre sette anni, mi stupisco. Molto più di quando mi capita di ripensare a cosa pensavamo quando il nostro fatturato era un ventesimo di quello di adesso, quando eravamo in quattro a fare tutto il lavoro, quando il mondo delle librerie pareva non volerci proprio dare spazio o ascolto. Ogni giorno apro queste finestre prima che arrivino tutti. Ogni giorno accendiamo queste macchine, con le quali trasformiamo le idee in libri. Ogni giorno parliamo con gli autori, e con decine di persone in tutto il mondo che ci danno gli strumenti – la fiducia è il primo e il più importante – per portare storie sotto forma di libri sugli scaffali di centinaia di negozi in tutta Italia. Ogni giorno faccio il caffè a chiunque ne beva, e glielo porto, o lo bevo insieme a loro, come scusa per non parlare solo delle cose che dobbiamo fare, o anche solo per alzarmi dalla scrivania e riflettere.
Ogni tanto qualcuno sui nostri social legge che un certo libro uscirà, pour parler, a marzo, e commenta, spesso a ragione: “Ma non doveva uscire a febbraio?” come se stessimo parlando del regionale delle 16:47 da Albairate. Eppure l’uscita di quel libro presuppone che esattamente dieci giorni prima esso sia arrivato al magazzino di Messaggerie Libri, che almeno quindici-venti prima di quella consegna sia iniziata la stampa, che avviene dopo almeno un mese di lavorazione redazionale, che inizia solo dopo che la traduzione è stata consegnata; ma la traduzione non può iniziare se il contratto di licenza non è stato firmato, se l’anticipo e il costo dei materiali non sono stati pagati, e d’altra parte queste cose non succedono se prima non abbiamo deciso di voler pubblicare quel libro e convinto chi ne detiene i diritti che siamo la Casa editrice più adatta per farlo. E per voler esprimere questa volontà il libro lo dobbiamo scoprire, a una fiera del settore o in rete, e ci deve colpire, piacere e convincere a tal punto da decidere che potrebbe diventare uno dei circa settanta che pubblichiamo ogni anno. E tutto questo presuppone che ciascuno di noi entro le 9:30 sia in questa redazione, a dire, scrivere, spedire, rileggere, correggere milioni di parole che devono diventare solo tre: Visto Si Stampi, e dopo averle pronunciate bisogna sperare che niente di troppo grave vada a rilento. Come il regionale da Albairate, a volte arriviamo in ritardo. Diversamente da quel treno, spesso quel ritardo significa che ci siamo presi la briga di garantirvi che il libro che aspettavate fosse veramente perfetto. Quando ho scelto la giornata da raccontare in questo post non sapevo esattamente cosa sarebbe successo in quelle ore, e per fortuna si è rivelata una giornata intensa e interessante, in cui nulla è andato storto, ma ve lo assicuro, se anche fosse stata un disastro, ve l’avrei raccontata lo stesso. Perché il fatto che la maggior parte dei giorni tutto va liscio è il motivo per cui la nostra squadra è apprezzata, ma è per come salvano le giornate che minacciano di diventare tragiche che sono fiero di loro.
Sono le 22:50 e sto per salvare questo post e spegnere le luci della redazione. Domattina si ricomincia. E la settimana prossima, qui, torniamo a parlare di storie.
6 commenti su “Un mercoledì di ordinaria editoria”
Recchioni ha dichiarato sul suo profilo Facebook che il vostro volume di Mater Morbi ha venduto 12.000 copie. Confermate?
Confermiamo, e sta per essere ristampato ancora.
“e se non hanno la barba non li vogliamo” 🙂
Allora: non voglio diventare retorico e violinista (per le sviolinate) ma questo post è già Leggenda!!!
Questi post devono diventare un libro da lasciare ai posteri.
Tonio.
Grazie per l’apprezzamento! Per ora siete quattro gatti a leggere il blog, quindi non credo che un libro avrebbe più successo, ma grazie! 🙂
Ma lasciamo stare il successo commerciale, noi lo facciamo per l’Arte (non ho capito nulla dei tuoi post dopo questa frase, giusto!? Ah ah ah!).