11 commenti su “Visto, si stampi!

  • francesca dice:

    sono una ragazza molto appassionata di stampa stò studiando tipografia al museo della stampa di lodi mi piace anche la litografia e la stampa in rotativa il vostro articolo è molto bello e aggiungo che la stampa non è un lavoro comune ma la devi sentire nel profondo del cuore spero che la vostra azienda prosperi e possa stampare per sempre!!

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    • Grazie! Ti assicuro che la passione non manca… sul fatto che la stampa non sia un lavoro comune non posso che darti ragione. Del resto, ogni lavoro artigianale ha nel suo essere l’amore per quel che si fa, non trovi?

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  • mi chiamo Claudia ho 30 anni e lavoro da circa 10 anni in una tipografia, svolgo il lavoro più bello del modo… sono un grafico pubblicitario, lavorare in una tipografia è forse il connubio perfetto per chi ama sbizzarrirsi con la fantasia ma anche andare sul concreto vedendo il lavoro finito. Leggere parole come uso mano in un articolo sa quasi di casa 🙂 spero che il mercato riprenda e che il lavoro ritorni a fiorire come un tempo 🙂 bellissimo articolo complimenti… a tutti una buona serata.

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  • Ciao, qual’è il motivo di stampare in Cina? È talmente tanto economico, considerando i costi di trasporto intercontinentale? Personalmente, quando mi sono trovato tra le mani La principessa Rose stampata in Cina, mi sono guardato da altri acquisti con tale tipo di stampa.

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    • Il motivo è che con tirature piccole come quelle del fumetto in Italia certe lavorazioni costano troppo se realizzate nel nostro paese. L’azienda con cui lavoriamo è a partecipazione italiana ed è stata scelta molto accuratamente. Non comprendo, davvero, il motivo di questa riserva. Spero che vorrai valutare i libri per la loro qualità intrinseca, non per il luogo dove vengono stampati, sinceramente.

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      • Ciao Michele, grazie per la risposta. Il motivo della mia riserva non è ovviamente in termini assoluti, ma in una valutazione complessiva del libro da acquistare, che per me vuol dire tenere conto dell’autore, disegnatore, recensioni ed anche la stampa, nella sua qualità e nel suo made in Italy. Sono consapevole delle scelte aziendali sottostanti, ma come cliente parametro le mie scelte considerando tutta una serie di elementi. Del resto hai scritto questo bel post coinvolgendo e valorizzando la passione e le maestranze locali. Ad ogni modo, spero che Come prima di Alfred sia stampato in Italia…. non vedo l’ora di leggerlo e non vorrei dover rivoluzionare i miei parametri di scelta 🙂

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        • Ma La principessa Rose non è un prodotto made in Italy. E’ americano. Fai la stessa obiezione di coscienza anche per i vestiti che indossi e gli oggetti di uso quotidiano? Buona fortuna con il tuo PC Olivetti! 🙂 Come prima, comunque, è stampato a Bergamo. C’è chi dice che non sia in Italia.

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      • Le mie riserve sull’acquisto di prodotti stampati in Cina non riguardano al qualità, ma l’etica. Perchè comprare un prodotto che viene da un paese che, detto in breve, non tutela il lavoro dipendente? Certo, forse a volte stampare in Cina può essere l’unica scelta che l’editore ha per proporre a costi ragionevoli un prodotto particolare. Ma la vale la pena supportare un sistema che opprime i diritti umani più elementari sul lavoro (vedi sul tubo i vari documentari su cosa e come le case editrici, spesso per bambini – quella con la D maiuscola – stampano in Cina)? Secondo me no, e quindi cerco sempre di non acquistare prodotti cinesi, solo per motivazioni etiche che per me sono più che sufficienti a farmi cambiare idea. Eventualmente, il discorso qualità è secondario.
        Ma Questa è l’unica via? (e da qui il discorso si allarga e vale anche per altri campi oltre l’editoria) Non è che magari chi produce potrebbe decidere di guadagnare meno se proprio ci tiene a pubblicare qualcosa… invece di dire che in Cina si abbattono i costi, non si può mai provare ad abbattere i guadagni? (volutamente provocatorio)

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  • …..
    Francamente questo post mi ha sorpreso ed infastidito.
    Sorpreso perché considero un blog come la casa dell’autore ed i lettori (anche quelli attivi nel confronto/animazione del blog) come ospiti di questa casa, a cui, dal mio punto di vista, va riconosciuto tutto il rispetto per l’attenzione dedicata ai temi trattati nel blog.
    Infastidito perché una semplice curiosità (perché Bao stampa alcuni fumetti in Cina) e non una lamentela o critica distruttiva da parte di un cliente Bao abbia come effetto una risposta difensiva/aggressiva, che:
    a. sposta arbitrariamente l’attenzione dall’oggetto del post (la stampa dei fumetti Bao – tema oggettivo e forse di qualche interesse) ad una assurda pretesa coerenza di filosofia di vita di un cliente Bao (tema soggettivo, anzi personale, sicuramente di alcun interesse) arrogandosi il diritto di giudicare o peggio ironizzare sulle sue ipotetiche scelte di acquisto (generali e non relative ai fumetti) senza avere alcuna minima cognizione e rispetto dell’interlocutore;
    b. travisa la sostanza della questione e pretende di rappresentare in termini assolutistici un unico elemento messo sotto la lente di ingrandimento ed impropriamente ingigandito. (Non era forse sufficientemente chiaro che il riferimento al made in Italy era al solo elemento della stampa? Perché se si vuole parlare di fumetti made in Italy, non sarebbe più corretto forse darne una definizione rappresentativa, in modo da evitare fraintendimenti? Ma anche questo non era il tema del post ….)
    Probabilmente ho sbagliato ad interpretare le finalità di questo blog, che ho apprezzato sin dal primo post (e forse fino a questa caduta di stile) ed a partecipare al confronto da te aperto…
    Per estrema chiarezza, dal mio punto di vista, i termini della questione sono:
    a. l’editore Bao fa le proprie scelte editoriali/aziendali considerando tutta una serie di elementi (qualità stampa e luogo di stampa compresa, valutato per i suoi aspetti di economicità)
    b. il cliente Andrea fa le proprie scelte di acquisto considerando tutta una serie di elementi (qualità stampa e luogo di stampa compresa, valutato per aspetti differenti dalla economicità … non è forse interessante conoscere e valutare, per fare solo un esempio, l’impatto ambientale di un fumetto acquistato a Milano che arriva dall’Asia, quando si può scegliere di acquistarne uno che arriva … da Milano o Bergamo?)
    Se i due interessi trovano un punto di contatto, ci sarà reciproca soddisfazione.
    In mancanza, ognuno prosegue la sua strada: l’editore Bao con altri lettori, il cliente Andrea con altri editori.
    Buona avventura editoriale

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    • Quello che hai travisato è che davi per scontato che su questo blog ci sarebbe stato un confronto democratico e paritario tra me e voi. No. Qui è casa mia. Se questi sono i tuoi parametri di scelta, ne prendo atto. Non li rispetto, non li capisco, ma buona avventura nella vita. Ciao!

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