Non avrai una seconda possibilità di fare una buona prima impressione
- 1 Maggio 2014
- 12 Commenti
Questo è un mestiere fatto di storie. Quelle che ci ricordiamo da quando eravamo piccoli, quelle che vorremmo che ci avessero raccontato tanto che un giorno vorremo raccontarle ai nostri cuccioli, quelle che ci cambiano la vita quando meno ce l’aspettiamo.
Si dice sempre che non si deve giudicare un libro dalla copertina, ed è vero, ma quando è un libro a fumetti ammettiamolo: è molto più facile farsi un’idea ragionevolmente corretta di cosa ci troveremo dentro, rispetto a quando ci capita tra le mani un romanzo in prosa e ci dobbiamo fidare della IV di copertina e delle bandelle (spesso scritte da qualcuno che non ha letto il libro).
Eppure, se ci pensate anni dopo, al di là dell’ovvio e fondamentale apporto di attrazione esercitato dalle immagini, dei fumetti cari al nostro cuore ricordiamo soprattutto la storia. Il motivo principale è che per trasmettere ad altri quanto abbiamo amato quel fumetto abbiamo dovuto parlare della sua trama, del suo intreccio, della sua materia narrativa.
“Un libro racconta una storia” diceva laconicamente E. M. Forster nel suo straordinario Aspetti del romanzo. Non può non farlo.
Eppure, vendere una storia a un editore è una cosa molto difficile. Forse la più difficile dopo farsi assumere come editor. Se siete autori completi, cioè se abitualmente vi proponete agli editori con progetti scritti e disegnati da voi, non smettete di leggere. Questo discorso riguarda parecchio anche voi.
Abitualmente, il solo caso in cui un editore si interessa a un autore di fumetti senza che questi abbia proposto una storia è se l’editore ha visto il lavoro grafico di quell’autore e lo contatta per chiedergli se per caso non gli vada di fare un libro insieme. In quasi tutti gli altri casi, è l’autore a farsi vivo e deve saper ben presentare la propria storia.
Il fattore principale che deve guidavi nel comporre una proposta da inviare alla Casa editrice è il poco tempo che ha chi la riceve per valutarvi. Questo non significa trovare il modo di incoraggiare la superficialità, ma è necessario che prendiate all’amo l’attenzione del destinatario, partendo in modo breve, conciso e spettacolare.
Per fare questo, tenete a mente che ci sono storie del cosa e storie del come. Le storie del cosa sono quelle guidate da un’idea forte, un concetto base che guida tutto lo svolgimento della trama. Per esempio:
In un futuro prossimo, la mega-multinazionale che soddisfa la quasi totalità dei bisogni dei consumatori indice una lotteria per un viaggio inter-dimensionale irripetibile che permette di andare in un’altra dimensione. Scopriremo che il loro amministratore delegato lavora per un demone che intende procurarsi ignari volontari per un viaggio all’inferno, poiché le anime dei viventi sono particolarmente succulente.
A questo punto non vi resta che far capire bene la lunghezza che prevedete per la storia (che, pare banale dirlo, dev’essere quella che vi serve a farci stare agevolmente tutta la trama raccontandola con il ritmo che desiderate, non la lunghezza che vi gratificherebbe in quanto autori. Se scrivete “pensato per una trilogia di cartonati alla francese” dovrebbe significare in realtà “tra 128 e 144 pagine, divisibili in tre atti”), articolarne lo svolgimento in pochi, brevi paragrafi (oltre le tre cartelle di testo ci si spegne il cervello. Sul serio) e raccontare per bene il finale. Perché l’editore non teme gli spoiler, ma ha una gran paura delle storie che non hanno una conclusione netta, inequivocabile.
Se siete autori completi, qualche tavola di prova completa non guasta, ma in una storia “del cosa” è più importante capire dove volete andare a parare e che “vestito” darete alla narrazione che sfogliare le fasi preliminari. Dei bozzetti dei personaggi e delle matite delle vostre tavole interessa pochissimo, credetemi. State vendendo il progetto, non solo le vostre capacità tecniche.
Le storie del come sono più sottili. Non so:
Un bambino cresce con il terrore delle visite a casa dei nonni, una coppia severa che sembra uscita dal dipinto American gothic. Dopo le superiori, diventa volontario domiciliare e va a a casa degli anziani del quartiere per sbrigare piccole commissioni. Il suo vecchietto preferito comincia a raccontargli i ricordi di quando era giovane e il protagonista scopre che uno degli amici dell’anziano era suo nonno. Improvvisamente lo vede con occhi diversi, e si rende conto che molti di quei racconti rispecchiano il suo stesso tumulto interiore.
Se vi proponete soltanto come sceneggiatori, è importante che facciate capire chiaramente gli snodi emotivo-narrativi principali (se vi siete segnati il titolo del libro di Forster che ho citato prima, quando lo trovate, leggete subito il capitolo “profezia” per questo) e anche che tipo di disegno immaginate adatto alla vostra storia. Paradossalmente, la lunghezza precisa del libro è meno importante. A meno che non stiate cercando di passare sotto silenzio il fatto che vorreste farne un volume di ottocento pagine, ovviamente.
Se invece vi proponete come autori completi, ancora una volta qualche tavola, un riassunto della trama poco più lungo di quello che ho abbozzato qui io e una chiara indicazione del finale potrebbero già bastare.
Ricordatevi che non tutte le Case editrici si occupano di trovare un disegnatore a chi propone una storia. Domandatevi, e nel caso domandate educatamente, se sia qualcosa di possibile e contemplato da chi sta per leggere il vostro progetto.
Ora mettetevi nei panni dell’editore. Cercate di guardare il vostro progetto dall’esterno: come lo racconterà ai promotori librari, la Casa editrice? Sfruttando quale caratteristica cercherà di incuriosire i lettori quando lo annuncerà? Cosa potrebbe voler scrivere in IV di copertina, per invogliare all’acquisto? Rispondetevi e usate le risposte per comporre una breve lettera di presentazione, nella quale sarebbe bene che citaste anche la vostra età, il vostro background artistico, se ne avete uno, e le motivazioni che vi hanno spinto a proporre proprio quella storia proprio a quella Casa editrice.
La cosa più odiosa è il copia-incolla. Significa che state sparando nel mucchio e fa pensare chi legge che non vi aspettiate davvero una risposta. Per cui spesso non ne riceverete una e la colpa, credetemi, sarà della vostra lettera di presentazione.
Siate semplici, siate chiari, siate brevi e siate convinti di ciò che scrivete e proponete.
Sarete molto più convincenti.
Buona festa dei lavoratori a tutti.
12 commenti su “Non avrai una seconda possibilità di fare una buona prima impressione”
Beh, io ci ho provato un paio di settimane fa! Vi ho scritto per email in modo conciso, senza copia/incolla, indicando l’età (oltre al cv) e chiedendo se eravate interessati a leggere progetti svincolati dal disegnatore proprio come suggerisce il bel post! A questo punto però qual è la risposta? Posso provare a mandarvi un progetto anche se sono “solo” uno sceneggiatore?
Certo che puoi, ma tieni presente che BAO tende a prediligere progetti completi. Ovviamente, a fronte di un’idea fantastica, tutto cambia!
Mi sembra più che giusto! Aspettatevi una mia proposta prestissimo!
grazie
F.
Magari sarà deformazione professionale, ma effettivmaente il tratto e lo stile di un fumetto mi colpiscono solo se son cose stratosferiche, solitamente quello che cerco è una bella storia… un esempio su tutti è Arkham Asylum!
A volte mi è capitato anche con dei fumetti di essere attirato dalla copertina, ma che non coincideva con il tratto che poi ho trovato all’interno, per non parlare della storia…
Onestamente Michele, questa strada che ci indichi, non l’ho mai tenuta in considerazione, anche perchè penso che quasi la totalità degli editori (penso che voi anche in questo siete una mosca bianca) se non presenti un progetto completo, non ti degnano neanche di uno squardo…
Il giorno che avrò una storia strepitosa o che con il mio bimbo creeremo una favola fantastica, dovrò scrivervi! 😉
Io aspetto. 🙂
questa suddivisione tra storie del come e storie del cosa mi ha affascinato, non l’avevo mai sentita. Ma a vostro parere può essere che esistano buone storie che includano sia dei buoni cosa che dei buoni come ?
Certo. Sono le migliori, secondo me.
Anch’io non mi sono mai proposto come autore “scompagnato”, basandomi proprio su questa voce secondo la quale uno sceneggiatore da solo non fa primavera… ma visto che nell’arco della mia lunga vita qualche idea l’ho messa insieme penso che mi piacerebbe provare a selezionare qualcosa e mandarvelo…ma a quale indirizzo? quello della Redazione che si trova nel vostro sito? Grazie del post, comunque.
Proprio quello!
Ma rileggendo questo vecchio post, mi è sorto un dubbio (che magari è anche sciocco, ma meglio chiedere)… Ma quando si inviano questo genere di proposte a case editrice come la vostra uno, oltre ovviamente quelle cose che tu suggerisci, deve avere già pronta l’intera sceneggiatura? o una parte? oppure viene sviluppata in seguito in funzione dell’interesse o meno del progetto?
Grazie mille
Be’, mettiamola così, Andrea: se ti rispondono che il progetto è interessante e non hai qualcosa in più di ciò che hai mandato come proposal da mostrare subito sei nei guai, ma nessuno può pretendere che un progetto sia interamente sviluppato prima di avere un possibile editore, per cui non mi pare grave se non c’è già tutta la sceneggiatura.
Grazie… questo è un aspetto importante! Grazie ancora (anche per la velocità di risposta!)